TribalNeed, la techno come viaggio introspettivo
Ho avuto il piacere di parlare con Riccardo Moretti, in arte TibalNeed, musicista di rilievo internazionale e persona dotata di una profonda sensibilità spirituale. Credo che la sua visione della musica e in generale della vita possano essere di grande ispirazione per i giovani e seguendo il racconto della sua esperienza si arriva a comprendere quanto la determinazione unita alla passione permettano di aprirsi possibilità inaspettate e di creare la propria strada nel mondo.
Riccardo nasce a Modena, fin da bambino viene avviato dalla famiglia allo studio del pianoforte e già in adolescenza inizia a suonare in varie band di ogni genere musicale. Progressivamente comincia a fare musica in maniera semi-professionale, in particolare con cover band di acid jazz che gli permettono di esibirsi in due o tre date a settimana.
Per ottenere maggiore indipendenza economica, da grande appassionato di sport estremi, affianca alla musica le professioni di maestro di snowboard e windsurf. Nel contempo intraprende il suo percorso universitario presso la facoltà di Economia scegliendo il ramo umanistico: economia politica. Riccardo ribadisce fermamente l’importanza che hanno avuto gli studi nella costruzione del suo pensiero e della visione che ha del mondo.
Definisce l’economia politica come una vera e propria formazione filosofica,
“Perché l’economia non è solamente accounting, è veramente studio della società. La molla che mi ha fatto fare un certo percorso di vita è stata anche quella. Ho studiato come si comporta l’essere umano in certe situazioni guidate dalla società e la cosa mi è sempre stata un po’ stretta. Quindi ho voluto anche cercare di seguire una strada alternativa, che poi è venuta un po’ da sé”.
– TribalNeed
Ed è proprio verso la fine degli studi che la vita di Riccardo conosce una svolta. Invece che prestare servizio militare sceglie l’opzione alternativa: andare a lavorare all’estero per un anno. Tramite un amico di Cape Town viene informato della situazione del Sudafrica in quel periodo, era appena finita l’apartheid e c’era un grande fermento nell’aria.
Cogliendo la palla al balzo Riccardo si fa assegnare dalla sua relatrice una tesi di laurea sulle economie dei paesi in via di sviluppo e parte.
“Quando sono arrivato qui è avvenuta la svolta. Mi sono innamorato di questo posto e non sono più riuscito a lasciarlo”.
Per lui, cresciuto in una realtà cittadina in cui la scena underground e multietnica era piuttosto limitata – e limitante – ciò che trova a Cape Town è una rivelazione.
“Mi sono ritrovato con band di protesta, nere, con del rock alla “Rage against the machine”. Un’incredibile scena musicale di jazz underground con dei musicisti incredibili e soprattutto con musica elettronica straordinariamente sperimentale, di cui quasi non avevo conoscenza”.
Questo è l’inizio di un percorso di vita che lo stacca completamente dalle sue radici provinciali. Comincia a suonare in queste realtà di musica dub, reggae, con macchine vecchissime e strumenti vintage che in Italia erano rarissimi e che invece in Sudafrica saltavano fuori come funghi. Intorno a sé la totale libertà di espressione.
Qui scopre la musica elettronica, i primi piccoli computer e software con cui si iniziava a fare techno sperimentale, un po’ come stava succedendo nello stesso periodo a Berlino. Inizia a suonare con una band funk sperimentale e il successo arriva: intraprendono un tour europeo per due anni dove fanno da spalla ai Morcheeba e agli Skunk Anansie.
In Sudafrica scopre anche un altro grande amore, il didgeridoo, uno strumento a fiato australiano. Comincia ad esplorarlo, a costruirne, a venderne, e da quel momento inizia a tornare in Europa d’estate per suonare questo strumento, all’epoca pressoché sconosciuto, di cui aveva addirittura formalizzato un vero e proprio corso di insegnamento. Con il suono del didgeridoo Riccardo cerca di portare la dimensione tribale nella vita delle persone, da qui il nome del suo progetto: TribalNeed.
“Riconnettersi un po’ con il profondo di noi stessi, questo è il tribale”.
La musica di TribalNeed è “introspective techno”: un viaggio introspettivo capace di risvegliare certe emozioni nel nostro spazio interiore, in cui gioca un ruolo fondamentale anche la dimensione collettiva. Il musicista durante la performance cerca di ricreare delle atmosfere, delle situazioni in cui queste emozioni siano anche condivise.
“Vedo sempre di più il bisogno delle persone di riunirsi proprio fisicamente e il concetto delle mie performance è “sono qui, ti comunico un messaggio e tu mi capisci, così come le altre persone intorno a noi, perciò ci capiamo tutti, coinvolti insieme in questa dimensione”.
È un atto di tipo spirituale, una sorta di evento sciamanico con un master, in questo caso il musicista. È un atto catartico in cui è importante il fatto di essere uniti, di ritrovarsi e di capirsi, a un livello che, a volte, non è razionale. Da questo concetto deriva anche il titolo dell’ultimo album, ‘Shamanica’, che è possibile ascoltare, insieme agli altri album dell’artista, sul sito BandCamp (all’indirizzo tribalneed.bandcamp.com), piattaforma alternativa scelta da Riccardo per distanziarsi dai classici streaming service.
Il musicista crea la musica insieme alle persone che lo circondano, monta i brani e utilizza un looper – una macchina che gli permette di registrare – ma l’esperienza è completamente live. Le parti vengono create sul momento e le macchine vengono usate quel minimo indispensabile per creare una vibrazione che dia l’idea della potenza sonora, per cercare di far sentire questa esperienza tribale ancora più nelle viscere.
Ma l’elettronica diventa solo un’amplificazione di queste emozioni, non deve rimpiazzare l’umanità che ci sta sotto. Nelle performance di TribalNeed si crea un’energia potente, una connessione che unisce le persone e l’ambiente circostante. Infatti anche la componente spaziale ha una forte rilevanza nei suoi live.
“Ci sono alcuni spazi e luoghi in cui è veramente una magia farsi un viaggio con il suono”.
Uno dei progetti che Riccardo vuole sviluppare e portare anche in Italia è infatti quello di creare eventi esclusivi nella natura, nominati SoundCeremony: esperienze spontanee, arte di strada ma fatta in ambienti diversi.
“Penso che l’unione e il contatto tra le persone in un ambiente naturale fisico siano cose talmente appaganti, universali, che devono essere assolutamente riproposte con forza. Ritroviamoci in un campo, suono e poi l’amore nasce lì. Io ho ancora questo concetto un po’ romantico e vedo che c’è questo bisogno anche da parte dei ragazzi”.
Oltre a TribalNeed Riccardo ha un altro progetto in parallelo che verrà portato anche in Italia quest’estate e che si chiama Legoloop, realizzato con Francesca Krnjak, cantante che aggiunge la voce alle performance. Le limitazioni causate dalla pandemia hanno permesso a Riccardo di riscoprire il suo paese d’origine e di cogliervi un interesse inaspettato per questo genere di musica e una forte voglia di sperimentazione.
“Ho fatto varie date in Italia quest’estate che mi hanno dato ulteriore energia per continuare. La mia idea è: non fermiamoci! Fuori, andare, creare… c’è lo spazio per creare perché c’è l’interesse, l’ho sentito”.
– TribalNeed