Shared Spaces

Ripensare la comunità: condivisione, sostenibilità e relazioni umane

L’ambiente in cui si vive è uno dei principali elementi che caratterizzano l’evoluzione del nostro comportamento, ma è anche il suo specchio. Nelle chiacchiere da bar se pensiamo a una persona solitaria la immaginiamo abitare un angusto monolocale, accomodata sul divano (magari in mutande) e intenta a guardare la televisione nella penombra; allo stesso modo persone allegre le immaginiamo vivere in case luminose, quelle alternative avranno case arredate in legno, con suppellettili curiosi, i single sulla soglia dei cinquanta abiteranno case ordinate comandate da eserciti di gatti curiosi.

Le case sono il nostro ambiente sicuro, garantiscono la nostra privacy e intimità e sono l’ambizione di ogni giovane che si affaccia al mondo del lavoro: risparmiare per poter lasciare i genitori e trasferirsi in un appartamento piccolo ma indipendente.

Eppure le statistiche ci danno una visione molto differente del mercato immobiliare di oggi: i giovani che possono acquistare casa sono sempre una minoranza e spesso devono essere in coppia per poter affrontare le spese mensili (purtroppo, non c’è solo il mutuo).

Gli affitti per gli universitari sono alle stelle: si stima il costo medio per una stanza singola sia di 335 € al mese e quasi 1.000 € per un monolocale o un piccolo appartamento. Tariffe così alte portano i giovani studenti a condividere gli alloggi per risparmiare creando spesso situazioni di shared spaces, spazi condivisi.

Anni di crisi economiche poi hanno distrutto l’ideale del “posto fisso” fantozziano, sostituendo la tranquillità della sicurezza lavorativa con l’ansia di uno stesso ambiente di lavoro troppo a lungo; le buste paga sono ferme da decenni mentre i prezzi degli immobili, specie nelle grandi città, è continuamente aumentato negli ultimi anni portando i millennials ad allontanarsi – almeno in parte – a quell’immaginario di famiglia e di casa di proprietà tanto cara ai genitori.

Gli under 40 come avviene anche su altre tematiche di attualità sono un po’ la via di mezzo, il ponte tra l’ideologia precedente e la realtà odierna che forgia le nuove generazioni e la cultura.

Gli studi di settore indicano che la generazione Z non ha interesse nell’acquisto di una abitazione, che preferisce spendere i soldi destinati a un mutuo trentennale per viaggiare e fare esperienze.

Il mercato immobiliare dunque si troverà a dover evolvere per soddisfare le necessità di abitazione di un sempre maggior numero di individui che preferirà la locazione, il co-housing e lo house sharing.

In questo editoriale, a corredo del servizio fotografico di Carolina Caccioppoli e Anastasia Kaletchuk, vogliamo riflettere sul co-housing non solo in quanto alternativa possibile al costo dell’immobiliare, ma anche visione differente della vita rispetto a come ci è stata tante volte insegnata.

Molti giovani desiderano coltivare uno stile di vita meno competitivo, in linea con le aspirazioni moderne e più coerente dal punto di vista emotivo, considerato il diffondersi del poli amore.

Gli ambienti sono spazi che vengono riempiti da persone con trascorsi ed educazioni diverse, dove l’incontro e la condivisione sono il valore aggiunto di questa scelta esistenziale.

I rapporti fondati sul rispetto e una comunicazione consapevole sono un esempio di sostenibilità sociale, soprattutto in un mondo tecnologico che tende ad allontanare piuttosto che unire le persone.

Anche la sostenibilità ambientale è una tematica forte, perché il riuso e la condivisione portano a ridurre gli sprechi, anche alimentari, dimostrando come il benessere non sia direttamente in correlazione con il possesso. Questo stile di vita è anche un modello etico che gli abitanti di quei luoghi condividono e che aiuta a rispecchiarsi gli uni negli altri, rafforzando i rapporti.

Il progetto riportato in queste pagine, ideato da Carolina e Anastasia, intende mettere a fuoco questo fenomeno sociale attraverso uno shooting fotografico caratterizzato da un abbigliamento underwear e uno stile giovanile da raver, con clip nei capelli e calze strappate alla Dustin.

In una vecchia casa del Vomero, con un corridoio buio e stanze larghe tipici di quel tipo di edilizia, abitano ragazzi che interagendo nella loro quotidianità partecipano alla grande sfida della convivenza, pur seguendo abitudini differenti: c’è chi fa ritorno all’alba dopo un party e incontra chi si è alzato presto per studiare.

Il sovraffollamento apparente di questo tipo di case è in realtà un esempio della grande capacità di adattamento delle nuove generazioni, che – anche per motivi economici – ha deciso di rivoluzionare il concetto di spazio comune e spazio intimo, fondendo ideali e divertimento, necessità e virtù. In un mondo sempre più compresso per un certo tipo di pensiero, ecco che la ristrettezza di questi ambienti è invece il loro modo di sconfiggere i non-luoghi delle grandi città, annullare le distanze costruite dai social, appianare la polarizzazione mediatica ed espandere invece la propria socialità tra chi si è riconosciuto nella folla.


Editorial: Not Yet Magazine
Editors: Max Brtl & Pit Brtl
Art Director & Photographer: Anastasia Kaletchuk
Creative Director & Stylist: Carolina Caccioppoli
Photography Assistant & Videomaker: Simone Serrapica
Make Up Artist: Erika Grieco
Hair Stylist: Gennaro di Costanzo
Talents: Alba Contento, Antonio Riccio, Davide Marfella, Francesco Jayasinghe, Mariavittoria Esposito, Nina Jotti (Vision Street Casting)
Fashion: Simon Cracker, Bergie by Giorgiandreazza, Acidalatte, Please Stop Crying, Textile Tales, Stetson, Mew Colors, Vienmnsuonno1926, Trippat, Cuoremiodovesei di Francesca Penna, Calvin Klein, The Chance Clothing, SCC Napoli

About Author /

Marcello Olivari nasce a Brescia a fine anni ottanta e comprende fin da subito la sua innata creatività. Si laurea con successo in Beni Culturali presso l'Università di Bologna dedicando sempre più le sue attenzioni al ramo della cinematografia. Infatti lavora poi come Aiuto Regista e videomaker per la Giostra Film, arrivando anche a importanti produzioni Netflix e Cattleya. Da qualche anno ha deciso di spostarsi sul settore immobiliare, non di certo lasciandosi alle spalle le sue passioni a cui tutt'ora dedica tutto il tempo che può: oltre a scrivere come articolista per Not Yet si dedica ancora alla direzione cinematografica creando dei toccanti cortometraggi d'autore.

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