Shae Altered, la musica come dipinto uditivo tra texture e colori
Shae Altered nasce a Portland, nell’Oregon e da sempre vive la musica come un’esigenza personale: già dalla scuola primaria si unisce al coro dell’istituto e a dodici anni inizia a scrivere la propria musica. Dopo aver attraversato e superato un periodo di ansia e insicurezze, pubblica i suoi primi pezzi nel 2015.
Si tratta di canzoni Alt-Pop, fortemente influenzate non solo dall’emotività dell’artista ma anche dagli splendidi paesaggi del Pacific Northwest – dove ha avuto la fortuna di crescere – e dalla cinematografia, in particolar modo quella horror.
L’atmosfera dark e onirica che a suo modo Shae Altered riesce a creare è infatti il fil rouge del suo percorso artistico: il nome d’arte stesso nasce dalla sensazione di dualità provata dall’artista, che si è spesso vista divisa tra una metà buona e una “cattiva”, fino arrivare ad accettarle entrambe.
Allo stesso modo, i suoi album sono stati creati durante situazioni di grande cambiamento emotivo, ed essendo la cantante anche una visual artist vede nella musica un nuovo modo di esprimere e sfogare le proprie emozioni, al pari di un “Dipinto Visivo” con una propria texture e determinati colori.
Seguendo questo preciso ragionamento è l’artista stessa a definire il suo primo EP, “Sleep Talk”, il suo album “blu”: nato in un periodo di grande tristezza e shock emotivo, ogni pezzo viene raccontato attraverso la prospettiva di un sogno fatto dall’artista che all’epoca poteva processare liberamente il suo dolore solo durante la notte, quando l’inconscio prendeva il sopravvento sulla razionalità.
Il suo secondo album, “Ghost” uscito nel 2020 è invece il suo album “rosso”. Rosso di rabbia difficilmente sfogata altrove e di passione per la sua arte, finalmente gestita da un manager e creata in collaborazione con tante nuove personalità conosciute grazie alla popolarità acquisita.
Arrivano i primi tour, i primi successi e poi l’improvvisa esplosione della pandemia.
Tutto si blocca, e Shae Altered passa dall’odiare i social network allo studio dell’algoritmo di TikTok per ottenere l’unico tipo di visibilità possibile in quel momento.
Si è trattato sicuramente di un periodo molto duro dove, come per chiunque altro, tante possibilità sono sfumate. Ma lo stesso periodo ha dato all’artista la possibilità di passare tempo di qualità con se stessa, rispondendo ad interrogatori fondamentali per la sua vita e “costringendola” a dover reinventare la propria creativà, pronta più che mai ad esibirsi di nuovo e a creare nuove texture e sfumature per dipingere le sue prossime canzoni.