Serepocaiontas: “La scrittura e la musica? Il mio equilibro, l’antidoto per l’ansia”
La cantautrice si racconta in un’intervista a Not Yet: dagli esordi su Instagram con l’ukulele, all’energia di Viva Rai 2!, alla produzione della colonna sonora di ‘A casa tutti bene’ di Gabriele Muccino
I colori sono sempre più chiari, pastello leggeri, ma l’identità è sempre più netta: nel video del suo singolo ‘Tapis roulant’ Serena Ionta, in arte Serepocaiontas, si muove su una spiaggia tra ombrelloni, mare e materassini… ondeggiando come la melodia della canzone. La profondità e la leggerezza si fondono insieme perfettamente.
La musica di Serena è proprio così: un mix perfetto tra la spensieratezza del caldo estivo e la malinconia autunnale. Da una spiaggia guardando il mare, durante un viaggio, mentre si cammina sul tapis roulant: l’ispirazione può raggiungerci ovunque, nei momenti più inaspettati.
Ma l’essere creativi è un’arma a doppio taglio, può mettere alla prova, infatti costruire la propria immagine non è semplice: bisogna stare attenti a che cosa si vuole creare. La musica plasma e rende vivi, ma è necessario sapersi reinventare per trovare sé stessi attraverso l’arte e per ritagliarsi uno spazio in un mondo non facile, anche affrontando le opinioni altrui, i momenti più difficili o la solitudine. D’altronde fa parte del gioco.
Serepocaiontas ci parla del percorso intrapreso per costruire la sua identità musicale; una storia piena di colpi di scena, ma anche di difficoltà, in un vero e proprio processo creativo e di costruzione, pezzo dopo pezzo, di un personaggio. Ci racconta la storia di una ragazza partita dal sogno di fare musica che si è alzata dalla scrivania di un’azienda milanese per diventare una cantante.
Partiamo dal tuo nome: che storia c’è dietro Serepocaiontas?
È il nome d’arte che voglio tenere perché mi fa sentire giovane: è il soprannome che mi avevano dato i miei compagni di classe al liceo. Da Serena Ionta e Pocahontas è nato Serepocaiontas… un modo giocoso di chiamarmi, senza un reale nesso col personaggio Disney. Poi è diventato il mio nome su Instagram, così ho deciso di conservarlo; lo trovo molto particolare e, soprattutto, è unico.
A proposito di Instagram, sei spesso impegnata a creare molti contenuti e hai molto seguito ormai…
Sì, d’altronde il mio vero trampolino di lancio sono stati i social media, senza i quali nessuno mi avrebbe mai notata. Ho dedicato molto impegno e cura per creare e dare coerenza al mio profilo, per esempio quando facevo i tutorial, in un periodo in cui oltretutto facevo un altro lavoro molto impegnativo. Ancora oggi mi chiedo: dove ho trovato il tempo e la voglia? In qualche modo sentivo che questa strada poteva portare i suoi frutti. Bisogna cercare la forza di volontà di non smettere, di continuare a stare al passo con le novità e reinventarsi.
È uscito il tuo nuovo singolo ‘La notte la luna le ore’: come è stato collaborare con Cimini? Raccontaci di questa creativa estate bolognese…
È nato da una collaborazione interessante: avevo scritto una canzone che inizialmente si chiamava ‘Tavolo per uno’ e parlava del sentirsi soli in un contesto nuovo, infatti mi sono trasferita a Roma lo scorso anno, dopo aver passato tanto tempo a Milano, con tutti i punti di riferimento lì. Così ho iniziato a fare dei pranzi da sola dopo lavoro e mi sentivo molto strana nel mio tavolo per uno. È un’esperienza particolare cui però poi mi sono abituata: la canzone che avevo scritto inizialmente parlava proprio di questo. Quando ho incontrato Cimini e gliene ho parlato, mi ha proposto di rapportare questa sensazione a una storia d’amore, a quella solitudine che si prova quando non si è più tanto connessi in una relazione. E da queste due idee è nata ‘La notte la luna le ore’, che abbiamo scritto questa estate a Bologna, una città che mi ispirata, unica, vivace, bellissima… ci vivrei!
Dai sette anni ti sei avvicinata al mondo della musica: chitarra, piano, canto. Ma la svolta per te è connessa a uno strumento molto particolare, che sa di esotico e di improvvisazione, un perfetto compagno che richiama la spontaneità con cui ti rapporti alla musica: l’ukulele…
Ho iniziato a suonarlo durante gli ultimi anni di Università a Milano durante un’esperienza nuova da sola. Avevo bisogno di attività e interessi da coltivare, cose che andassero oltre al tempo dedicato allo studio. L’ukulele è stato una sorta di colpo di fulmine: l’ho visto esposto in vetrina in un negozio di strumenti musicali. Mi serviva uno strumento piccolo e pratico, con un approccio semplice per accompagnarmi… e soprattutto che fosse facile da trasportare durante i miei spostamenti! L’ho portato sempre con me, nei viaggi verso Latina, mia città natale, e poi anche quando mi sono trasferita a Londra. In particolare durante il Covid ho iniziato a fare dei video tutorial con l’ukulele, mi è servito tantissimo avere una valvola di sfogo “creativa” in quel periodo. In ogni caso l’ukulele non è necessariamente presente in tutte le mie canzoni: in qualità di cantautrice sento di poterlo ogni tanto abbandonare per esplorare vari sound diversi.
Anche a Viva Rai 2!, lo show di Rosario Fiorello, hai sempre l’ukulele con te. Ma come ci si sente a far parte di un team così? Oltre ad alzarsi all’alba…
Per me è stato un impatto fortissimo ed interessante: venivo dagli studi di economia alla Bocconi, lavoravo nel marketing a Londra e una settimana prima di iniziare a lavorare da Fiorello ero negli uffici milanesi di una grande azienda. Svegliarsi e arrivare in un posto in cui tutti sorridono e hanno voglia di far divertire gli altri è bellissimo. Ci sono sfide giornaliere in team così grandi in cui ritagliarsi il proprio spazio. Poi c’è il bello della diretta: tante cose non sono preparate e le notizie sono uscite la sera prima, quindi il tempo di reazione è eccessivamente veloce. Insomma: bello e anche pieno di sfide.
Come musicista ad oggi con chi sogni di duettare?
Ultimamente sono fissata con l’ultimo disco di Fulminacci, che è veramente stupendo secondo me… mi piacerebbe davvero tanto fare un duetto con lui. Un’altra fonte importante di ispirazione per me è Dente, uno degli iniziatori dell’indie italiano. Lo seguo da quando avevo quindici anni e so tutte le sue canzoni a memoria. Ha uno stile molto semplice ma il messaggio delle sue canzoni contiene sempre qualcosa di estremamente profondo. Scrivere una canzone insieme a lui o una canzone per me scritta da lui sarebbe una cosa davvero stupenda.
Puoi raccontarci qualcosa sulla copertina del singolo ‘Mi hai rotto il ghiaccio’ e sul significato della canzone?
La copertina, curioso in realtà, è stato un esperimento di Intelligenza Artificiale. Non è stato semplice crearla ed è stato necessario pensare ad una descrizione molto dettagliata: elementi che ricordassero l’estate e il salvagente, per rievocare la frase della canzone; alla fine, dopo molti tentativi, è venuta fuori quella che mi sembrava funzionare a primo impatto.
Il gioco di parole su cui si basa il testo e che ritorna nel titolo è stata un’idea del mio produttore
Daniele Silvestri, in arte DSonthebeat. Con la canzone abbiamo voluto descrivere ironicamente una situazione in cui una ragazza vuole mandare via qualcuno che sta tentando l’approccio in modo insistente, e senza essere volgare gli dice “mi hai rotto il ghiaccio!”. Una via di mezzo tra “rompere il ghiaccio” e “rompere le scatole”.
C’è tra le canzoni che hai scritto una che è più importante per te?
Probabilmente è proprio l’ultima, ‘Liquirizia e Nostalgia’. È una cosa che ho partorito di getto perché sentivo il bisogno di dire qualcosa. Se dovessi proprio sceglierne una precedente, invece, mi sentirei di dire ‘Vin Brûlé’, che racconta della mia esperienza londinese e della necessità di conformarsi a una massa. Nel farlo si rischia di perdere la propria identità e ci si accontenta di qualcosa che non si apprezza realmente. Nel tempo mi sono resa conto che non voglio conformarmi a nessuno e da quando ho scritto quella canzone ho iniziato a lavorare su questo aspetto, sull’essere me stessa. Non voglio cambiare solo per piacere agli altri.
La tua personalità emerge tanto nella tua musica, sui social riesci poi a mantenere la tua spontaneità, qual è il segreto per riuscirci?
Credo che la mia personalità social sia caratterizzata dalla spontaneità e che funzioni proprio per questo, ma in fondo penso che sia anche molto importante, nel mondo artistico, riuscire a ‘entrare in un personaggio’. Questo non deve snaturare in alcun modo l’artista, ma deve aiutarlo a creare una barriera protettiva che gli assicuri che da una parte c’è la Serena di tutti i giorni e dall’altra la Serepocaiontas che si esibisce sul palco e suona l’ukulele e va in TV. Sto lavorando molto su questo aspetto ultimamente, perché sono certa che mi aiuterebbe a limitare l’ansia e la paura di sbagliare.
Tra i tuoi successi hai collaborato anche con Muccino, nella sua serie TV ‘A casa tutti bene’. Come è stato approcciarsi al mondo delle colonne sonore?
Mi è piaciuto un sacco, è stato un periodo davvero bellissimo. Avevo appena deciso di dimettermi dal lavoro che avevo in ufficio, sapevo che avrei iniziato il programma con Fiorello e poi… ho ricevuto su Instagram un messaggio di Gabriele Muccino! Aveva pensato a me per arricchire la colonna sonora della sua serie TV ‘A casa tutti bene 2’: le mie cover ukulele e voce sarebbero stare il fil rouge che collega le varie puntate. Ho immediatamente accettato la sfida: si trattava di cercare di incastrare le canzoni tra pause specifiche e lavorare per la prima volta a partire da una scena e dai suoi silenzi. Ho fatto tanti esperimenti insieme a DSonthebeat, il mio produttore, e il lavoro è stato divertente e appagante. È stato molto importante anche percepire entusiasmo per il progetto sia da parte di Muccino sia da parte del suo team. Una volta conclusa l’incisione di tutte le cover sono stata chiamata per vedere in anteprima la serie TV ed è stata un’esperienza emozionante di cui mi sono sentita parte fino in fondo. Muccino è una persona fantastica, gentile e disponibile. Lo rifarei? Assolutamente sì.
Il tema di questo numero è la salute mentale: considerando la tua una professione, tanto appassionante e introspettiva quanto talvolta difficile, vuoi condividere con noi una riflessione a riguardo?
Per tutti i lavori artistici mantenere un equilibrio è sempre una sfida. Scrittura e musica sono cose che ci riguardano da vicino e che vengono da dentro… ed è difficile scontrarsi poi con il pensiero degli altri. Ma è un passaggio necessario per farsi conoscere e far conoscere la propria arte.
Ognuno approccia la ricerca di equilibrio a suo modo: io, di solito, quando “dentro” c’è qualcosa che non va mi metto a scrivere una canzone. Circa un anno fa ho voluto affrontare il tema dell’ansia attraverso una breve canzoncina che ho pubblicato sulle mie piattaforme social. Il brano si chiama ‘Duecento farfalle’ e parla della sensazione di non essere mai abbastanza o all’altezza, cosa che al giorno d’oggi è ingigantita proprio per via dell’approccio che molti utenti hanno con i social. Credo che ognuno abbia il proprio antidoto per l’ansia e io il mio l’ho trovato nella scrittura e nella continua consapevolezza di quello che è il mio obiettivo. Fin da bambina ho sognato di diventare una cantante, e voglio tenere saldo questo intento, qualsiasi cosa accada… deve essere ciò che mi guida anche nei momenti più difficili.
“Ma di nuovo cosa c’è”… quali sono i tuoi progetti futuri?
Per me gli scorsi mesi sono stati particolarmente produttivi dal punto di vista della scrittura quindi ho un po’ di progetti in uscita. A settembre vorrei fare uscire un EP con una bella copertina tipo quella di ‘Mi hai rotto il ghiaccio!’. Per questa estate ho in mente un featuring… ho un po’ di nomi in testa ma non posso spoilerare nulla ancora. Ci sarà qualche data e qualche concerto carino, ma sarà ampiamente spammato sui miei profili social quindi lo saprete!
Chiudiamo in bellezza chiedendoti se il tuo motto è sempre lo stesso…
Assolutamente sì: “Se la vita ti da dei limoni tu fatti una limonata!”