Qualche domanda a Micc
Il visual designer irriverente e “politicamente scorretto” si rivela in un’intervista con il nostro magazine
Le sue grafiche sono inconfondibili, creative e provocatorie al tempo stesso. In questa intervista il designer svela i retroscena del suo processo creativo, da ciò che gli stimola un’emozione al momento in cui questa emozione riesce a tramutarsi in un’opera d’arte completa di Visual 3D, parlando delle sue influenze artistiche e della consapevolezza di se che lo vede ancora lontano dal sentirsi un artista nonostante i grandi successi ottenuti fino ad oggi.
Ciao micc. Iniziamo con una breve presentazione: chi sei, da dove vieni e che tipo di artista sei? Raccontaci un po’ il tuo percorso nel mondo delle Visual Arts, dai tuoi primi passi fino ad oggi.
Ciao! Io sono micc, un Art Director e Visual Designer Italiano proveniente da un piccolo paese in provincia di Frosinone; dopo una mostra di paese a cui partecipai nell’agosto del 2019, decisi di buttarmi nella creazione di Visual che fossero quanto più mirate nel provocare o generare emozioni a chi le guarda, però non utilizzando forme astratte oppure personaggi particolari, ma il soggetto, la sua funzione e dov’è posizionato. Nell’aprile del 2020 chiusi il mio vecchio account e aprii @micc, dove tutt’oggi sono focalizzato principalmente nella creazione di Visual 3D.
I tuoi contenuti sono satirici e provocatori. Hai affermato di aver imparato molto durante i tuoi studi allo IED di Roma, credi che nelle tue opere abbia più importanza l’idea che vuoi comunicare o piuttosto le tecniche di produzione acquisite durante il tuo percorso di studi? Raccontaci, quale pensi possa essere la combo vincente?
Assolutamente l’idea. Io sono laureato si allo IED di Roma ma in Video Design, e con il 3D feci solamente un esame nemmeno troppo lungo; continuo a imparare giornalmente curiosando sul software che uso. L’importanza dell’università, in questo mio percorso su Instagram, è stata principalmente l’introduzione di questa nuova tecnica e l’accrescere di un continuo pensiero laterale verso le cose. Penso che la combo migliore che utilizzo giornalmente sia la grandissima passione che ho per la pubblicità unita all’interesse che ho su settori vari e diversi. Sembra combacino benissimo!
Fra gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente nomini Maurizio Cattelan e Piero Manzoni, entrambi contraddistinti da una vena provocatoria ed esplicita. Tu cosa vuoi scatenare nella mente dello spettatore? Ad esempio cosa volevi comunicare con la tua opera “Tinder Machine”? E come hai trovato l’ispirazione?
Il fine di quello che creo è sempre l’indirizzare lo spettatore verso un pensiero realista sull’argomento, un pensiero che punta a essere fresco e unico nel suo genere, uno di quei pensieri che magari è“off topic” se si sta in mezzo a persone che non si fanno problemi. Ma il mio pensiero, e ovviamente come lo traduco in immagine, non è mai giusto per tutti, e sono felicissimo che sia così sennò sarebbe stato parecchio strano. Un esempio che citi nella domanda è Tinder Machine, nato casualmente l’estate scorsa: durante una cena, con un mio amico, ho scaricato Tinder, l’ho provato un’ora scarsa, e già avevo un pensiero cinico sulla modalità “vetrina” che mi venne proposta. La conversione in immagine del mio pensiero è stata prodotta nel mio cervello il giorno dopo, con una claw machine davanti a un bar del mio paese. L’immagine in se comunica, secondo come l’ho pensata e creata, la possibilità di vincere del sesso occasionale. Ma non si vince sempre, anzi più perdi più vuoi tentare. Uno dei problemi di comunicazione trovati nel momento che divenne virale, fu che qualcuno associava le bambole gonfiabili alla figura della donna, mentre sono la figura portante del sesso freddo e inemotivo che ogni tanto potrebbe crearsi con queste app.
In un’intervista di Hey Baé Be hai detto che non riesci ancora a considerarti un artista in quanto l’arte non è la tua fonte di guadagno principale. Quali altre attività hai svolto per poter vivere pur continuando a fare la tua arte? Quale è stata la difficoltà maggiore che hai incontrato fino ad ora? Le persone a te vicine ti hanno sempre sostenuto o hai avuto dei momenti in cui ti sei sentito abbandonato?
Esatto, e da quando sono stato intervistato da Hey Baé Be il mio pensiero è ancora solido e confuso su come mi considero. Non ho la fortuna di puntare tutto sull’arte, e quindi la mia educazione si basa fortemente sulle responsabilità. Ora lavoro per una società di moda di Roma, ma dalla quarta superiore fino ad un mese fa ero un freelance che accettava qualsiasi lavoro e qualsiasi cliente. Il desiderio di trasformare la mia vita e definirmi artista è altissimo e tanto appoggiato dalle persone che mi sono care, ma non è ancora il momento giusto. Fortunatamente sempre queste persone mi sopportano e supportano tutti i giorni, soprattutto questi mesi che ho avuto il mio primo blocco creativo causa Covid e l’impossibilità che questo virus ha creato nel vedere qualcun altro. La maggior parte delle idee nascono, almeno per il mio caso, da discussioni con persone e argomenti diversi.
Credi nelle collaborazioni? Dicci il tuo pensiero e nomina tre artisti con cui ti piacerebbe collaborare.
Credo nelle collaborazioni, ma preferisco esteticamente molto di più quelle che si fanno fra brand sinceramente. Non avrei idea con chi mi piacerebbe veramente collaborare, non perché mi sento sto cazzo, è solo che non ci penso spesso.
Che cicatrici pensi lascerà questa pandemia nel mondo dei creativi? Ci saranno dei cambiamenti permanenti? Riesci a vederne qualche impatto positivo sul futuro?
La mia speranza è che i creativi ritrovino le fonti di ispirazione nel modo più naturale che conoscono e di approfittare delle nuove opportunità che stanno nascendo. Gli NFT, e il mondo che c’è dietro, sono una bella evoluzione che la pandemia ci ha offerto. Forse l’unica cosa positiva. Mi permetto di invitare chi ha voglia a provare questo settore, affollato di belle persone e che può far crescere molto.
Hai dei nuovi progetti in via di sviluppo? Vuoi spoilerarci qualcosa?
Ho tantissimi progetti, molti ripresi dal mio background artistico in piena adolescenza. Il massimo dello spoiler che posso farti è la parola “Installazioni”.
Quali sono le tue ambizioni future?
L’ambizione più grande è quella di diventare un Creative Director in una agenzia pubblicitaria, ma se il progetto artistico prende una via positiva, che mi faccia pranzare e cenare, l’ambizione futura su di esso è che le mie immagini e il mio pensiero siano riconoscibile.
Hai qualche consiglio che vorresti dare ai giovani artisti che ci leggono e che vorrebbero lavorare nel tuo stesso campo?
Assolutamente. “Chi fa sbaglia, chi non fa critica.” Mi piacerebbe dirvi, sperando di non offendere nessuno e ricordando a chi legge che mi reputo molto umile come persona, che per me la maggior parte del pubblico che l’artista ha sui social, non capisce un cazzo. Se sei più bravo di una fetta, quella fetta non ti aiuta ma trova l’errore. Se piaci, puoi fare merda e verrai comunque applaudito. Lasciate stare il commento se non è fondato, non cercate di rendere felici chi vi guarda. Pensate a voi. Siamo o non siamo i più permalosi al mondo se ci toccano quello che creiamo?