Paulina Nieto Canterbury e l’eco della natura
I ricami su tela della giovane artista messicana che rievocano l’ambiente e i paesaggi interiorizzati
L’arte di Paulina Nieto Canterbury è quella che gli occhi dei suoi spettatori disegnano seguendo la proiezione su tela della natura circostante, ma la sua firma artistica è racchiusa nella capacità di utilizzare le proprie mani per sfiorare e sentire un’opera reale che trascende i confini in cui la sua maestosità è stata racchiusa.
I ricami di carta e l’utilizzo delle arti tessili creano paesaggi tridimensionali che evocano l’immenso; poiché il ricordo del legame indissolubile tra l’umanità e il mondo naturale naufragano dolcemente in un profondo senso di vita.
L’anima e il risveglio delle emozioni legate a luoghi cari riposano davanti alle sue creazioni, tra il luccichio di praterie con fiori variegati e le ombre nello scorrere di ruscelli isolati.

Paulina nasce nel 1996 a Queretaro, Mexico, e si laurea in Belle Arti con un Bachelor in Visual Arts presso la Miami International University of Art and Design, ormai chiusa da un paio d’anni. Fin dall’infanzia, musei e gallerie d’arte sono state le sue fonti di ispirazione, in quanto il moto di meraviglia provato l’ha portata ad esplorare, attraversare e realizzare la sua creatività. Una visita a Firenze ha poi caratterizzato la forma da attribuire alla sua arte, si è infatti imbattuta in un tesoro di carta marmorizzata fatta a mano e, provando ad immaginare le figure all’interno dei modelli, la sua mente ha preso il volo come ritagli eterei.



Proprio attraverso l’artigianalità meticolosa si delinea la metafora del grande lavoro artistico di Paulina: l’impatto dell’essere umano su ciò che lo circonda. Attraverso i suoi quadri, naviga il delicato equilibrio tra il dettaglio di realizzazione e l’urgenza delle questioni climatiche. Ogni pezzo diventa una tela di conversazione, invitando gli spettatori a confrontarsi con il paradosso della bellezza in mezzo alla sofferenza. Si denota un’attenta ricerca: dai ricami couture, meticolosamente realizzati con migliaia di spille, all’impiego di carta tagliata a mano o a macchina ed ogni pezzo stratificato con perline. Il posizionamento di ogni spillo diventa testimonianza della convergenza di artigianato e materiali inaspettati.


Nel pieno della pandemia ha poi intrapreso una collaborazione con la madre, Sandra Canterbury, dove la tessitura ha sfidato le convenzioni. L’esperienza di Sandra nello sviluppo tessile e la visione di rappresentazione di Paulina hanno creato sinergia tra tradizione e innovazione. La conservazione di tale patrimonio ha contribuito ad individuare e affermare la riconoscibilità e l’unicità dei lavori di questa artista. Le sue opere sono un vero e proprio viaggio di omaggio artistico all’eredità artigianale.



Attualmente, trae profonda ispirazione dalle opere pionieristiche di Igshaan Adams e El Anatsui, che contribuiscono a spingerla oltre i confini della sua creatività. Inoltre, la meticolosa maestria artigianale degli stimati atelier di alta moda alimenta il suo desiderio di padronanza artistica. Le opere di Paulina sono determinate a cercare l’innovazione, esplorano tecniche tessili antiche e nuove per tenere costante nel tempo l’attenzione del suo spettatore. Solo così forse il suo messaggio si rigenererà, così come il soggetto unico della sua arte: la natura. Forse non esiste significato nell’oggi e nel domani se non si è saputo guardare e apprezzare l’alba di ciò che è stato.
