Paolo Mannarino, il regista che riesce ad esprimersi attraverso le immagini
‘Omeostasi’, un viaggio lungo i meandri dei rapporti umani
Paolo Mannarino, trentenne romano, è un mix di esperienze che lo portano oggi a lavorare come regista e autore per la realizzazione di progetti cinematografici e parallelamente a collaborare con varie etichette discografiche ed agenzie pubblicitarie internazionali. Realizza anche regie di videoclip musicali, spot pubblicitari e fashion film.
Paolo entra nel mondo dell’arte attraverso un primo approccio alla fotografia, per poi diplomarsi in Regia e Sceneggiatura. Inizia così a calarsi nel ruolo di assistente alla regia su vari set cinematografici e le esperienze accademiche e lavorative si iniziano ad accumulare.
Anche grazie alla frequentazione di moltitudini di artisti inizia ad affacciarsi sempre più ad un panorama e ad una visione multiculturale del cinema e dell’arte. La sua personalità e le esperienze vissute lo portano a collaborare a diversi progetti artistici internazionali nel ruolo di regista e autore.
Paolo Mannarino è un profilo più che mai attuale nel campo del racconto audiovisivo grazie alla sua capacità di muoversi con disinvoltura tra linguaggio e linguaggio. Infatti si destreggia abilmente in diversi settori oltre al cinema come la moda e la musica, ad esempio per la realizzazione di vari film di moda tra cui ‘Mantù’ – entrato nella selezione ufficiale del Berlin Commercials Awards nel 2019 – o numerosivideo musicali per case discografiche e artisti internazionali come Emma Marrone, Mannarino, Ex otago, Viito, Matteo Romano, Michele Merlo, Fask animals and slow kids, Canova, fino agli spot per Campari, Fiat, la Camera della moda di Milano e Adidas. Sempre a proposito di musica, firma la regia del Film Live di Franco Battiato per l’Universal Music e noi ci teniamo a sottolineare che la lista non terminerebbe qui.
Ma facciamo un passo indietro per raccontare ‘Omeostasi’ il corto presentato in anteprima al RIFF di Roma (Rome Independent Film Festival) e al Los Angeles Film Festival, trasmesso in esclusiva con licenza limitata su MyMovies. Un progetto che si è concretizzato grazie al prezioso aiuto di tante personalità come gli attori, Margherita Laterza e Edoardo Purgatori, Matteo Rea direttore della fotografia e Federica Forcesi, che ha curato l’editing e che lo ha fatto anche per ‘Bang Bang Baby’, ‘The New Pope’ e ‘Homemade (short)’ di Paolo Sorrentino, la costumista Marta Fantozzi, Michelle Paoli alla scenografia e infine Diego Guarnieri che accompagna le immagini impresse sulla pellicola con le sue composizioni oniriche.
Omeostasi narra di una crisi, quella tra Viola e Leonardo, una giovane coppia di amanti che scopre di aspettare un figlio. Il conflitto parte da questa fase cruciale della vita di coppia ma altrettanto nodale in un’esistenza individuale. E proprio il conflitto tra la reciprocità del rapporto amoroso e l’intimità della fedeltà a sé stessi come individui è un nodo tematico peculiare di questo cortometraggio. Singolarità e dualità divengono i poli di un moto oscillatorio che porterà i due amanti a confrontarsi nelle proprie fallibilità e paure. In fondo, l’omeostasi non è altro che un processo di auto-conservazione biologico, un portarsi in salvo ma anche un progressivo rinnovamento di sé stessi. Al contempo, un figlio è una promessa di stravolgimento esistenziale, il rischio più concreto di tradire il proprio io originario, di non appartenersi più in favore di qualcosa di nuovo.
La fine, che forse è solo un nuovo inizio, sarà come un sogno: come se il tempo si fosse fermato, le dimensioni spazio-temporali finalmente si allineano per poi sparpagliarsi nel blu profondo.
In questo film convivono un’attenta ricerca espressiva sul dato cromatico e uno sguardo alla psicologia dei personaggi, così vividi e reali sullo schermo. Ricerca formale e acume narrativo danno accesso allo spettatore a un nucleo d’intimità che in pochi minuti riesce a narrare una relazione intera.
È evidente come spunti autobiografici animino il racconto con effetti di realtà che fanno vibrare i personaggi sulla scena, chiusi nello spazio costretto di una casa. Il nucleo domestico che ospita questa danza battagliera tra due giovani a nudo, con il procedere della narrazione assumerà i tratti di una condanna da cui evadere e poi, si astrarrà in una divaricazione verso gli ambienti naturali e oceanici. La casa, resa planimetrica di una promessa verso un altro essere umano, sarà una sorta di terzo personaggio silenzioso fatto vivere tramite il rapporto di Viola e Leonardo e lo spazio scenico.
Nella fugacità di una giornata domestica cogliamo il passato e le aspettative di una coppia di amanti: i due dovranno ferirsi fino al culmine melodrammatico di uno scontro fisico – in cui Viola si prenderà addirittura a pugni la pancia, gesto crudele ma che rispecchia in maniera limpida ed efficace la frustrazione e sofferenza provate – e attraversare le proprie insicurezze per poi riscoprire quell’amore originario che li ha fatti scegliere reciprocamente. Una crisi dettata dal vincolo della relazione, dal mettersi a nudo l’uno di fronte l’altra, accettandosi e conoscendosi per le proprie incertezze, paure ed esigenze.
Con uno sguardo intimista ma mai pietista Mannarino narra i paradossi della vita di coppia, la sua natura fragile ed effimera che la rende prima una gabbia poi un tempio da onorare. Un figlio, o meglio la promessa di un figlio, sarà l’occasione per riconsiderare il rapporto tra la propria individualità e la connessione tra esseri umani.
Un altro punto focale del cortometraggio – che è oltretutto un messaggio stesso – è l’importanza della consapevolezza che quando una relazione sembra essere arrivata al capolinea non può che spaventarci, ma questa consapevolezza diviene anche uno strumento se si impara a considerare sacro ogni momento passato insieme, cogliendo l’attimo ed imparando a vivere ogni emozione in tutta la sua pienezza, concentrandosi sul presente. Paradossalmente, quest’ultima sarà spesso la chiave per un rapporto duraturo.
“Con ‘Omeostasi’ ho voluto raccontare le dinamiche più intime di una coppia in crisi che ha appena scoperto qualcosa di inaspettato, che cambierà tutto. Quando ho pensato a questa storia ho subito percepito il bisogno di volerla osservare da vicino, nella forma più vera possibile, arrivando ad elaborare insieme ai protagonisti il dramma e la crisi che essi stessi affrontano durante l’arco di una giornata straziante”.
– Paolo Mannarino
Così il regista Paolo Mannarino lascia a noi lettori un’impronta del suo progetto filmico, ‘Omeostasi’, cheè solo l’ultimo in ordine temporale tra i corti del regista. Infatti, ha inoltre partecipato a numerosi festival internazionali nel campo cinematografico firmando diversi cortometraggi: ‘The Rope’ che oltre ad aggiudicarsi numerosi premi internazionali viene presentato alla 73° Mostra del Cinema di Venezia, ‘TranscenDance’ e ‘Sweet Dreams’.
In Omeostasi, ci ha raccontato questo segmento esistenziale delicato con uno sguardo essenziale e umanista. Quella di Leonardo e Viola sembra una coreografia domestica, ora conflittuale ora armoniosa, ripresa con il ritmo e la fluidità di una macchina da presa libera nello spazio ma comunque ancorata ai suoi protagonisti.