Moustapha Fall: una giovane promessa del cinema che porta speranza come un’oasi nel deserto
Dalla sua straordinaria interpretazione in ‘Io Capitano’ di Matteo Garrone alla crescita personale: l’intervista all’attore senegalese, simbolo di speranza e determinazione per una nuova generazione di migranti.
Nato nel 2005, Moustapha Fall è un giovane e promettente attore senegalese che insieme all’amico e collega Seydou Sarr ha esordito nel mondo del cinema grazie al film ‘Io Capitano’ del regista italiano Matteo Garrone, che nonostante la recente uscita è già un’opera di culto della nostra contemporaneità. Nel racconto di quella che è stata descritta come “un’odissea contemporanea”, Moustapha interpreta Moussa, un giovane africano che fuggendo da Dakar cerca di raggiungere l’Europa assieme al cugino Seydou. Ma il loro viaggio si dimostra molto più impervio di quanto si possa credere.
Della vita privata dell’attore si hanno poche notizie, tuttavia possiamo confermare con certezza che la sua prova attoriale, accolta con grande successo da pubblico e critica, gli ha già permesso di comprare una casa a sua madre. Vive infatti con lei a Fregene, in provincia di Roma, anche se il suo sogno rimane l’America.
L’avventura con il pluripremiato regista Matteo Garrone gli ha dato non solo l’opportunità di attraversare il deserto più ostile ma anche di ritornarci fieramente, come un’oasi di riferimento per chi ancora deve affrontare quel tragico viaggio. Con il film ‘Io Capitano’, Moustapha Fall e Seydou Sarr diventano infatti portavoce inamovibili per tutti i migranti, per tutti coloro il cui destino è doversi conquistare una vita migliore.
Questa straordinaria testimonianza diretta dal regista romano è giunta fino agli Oscar, mostrando sui grandi schermi di tutto il mondo che cosa significa realmente essere migranti. E alla cerimonia Matteo Garrone ha portato con sé anche Seydou e Moustapha, svoltando nel migliore dei modi le loro carriere. I giovanissimi attori hanno infatti compiuto numerosi viaggi in giro per il mondo per presenziare ai più importanti festival cinematografici, da Venezia a Berlino fino appunto a Los Angeles, e sono stati insigniti del prestigioso Premio Biraghi durante i Nastri D’Argento 2024, riconoscimento assegnato dal Sindacato Nazionale dei Giornalisti Cinematografici alle giovani promesse del settore audiovisivo.
Moustapha Fall ha sempre avuto chiaro quale fosse il suo destino: essere un attore. Studiando recitazione dall’età di tredici anni, ha frequentato varie scuole di teatro crescendo con la consapevolezza che questa professione porti con sé grandi responsabilità, non soltanto lavorative. Come ha affermato lui stesso durante la nostra intervista, “essere un attore significa prima di tutto dare voce a chi non ne ha”. Il teatro e il cinema si rivelano dunque strumenti di crescita, personale e non, lenti d’ingrandimento sulle leggi invisibili della nostra quotidianità. Completando dunque la definizione dello stesso Fall, essere un attore significa anche prendere posizione: è un atto di coraggio.
Ma diventare un attore di successo e un simbolo per chi lotta nell’ombra non è affatto semplice. Una parte della questione è al di sopra delle nostre possibilità, figlia del destino che tocca a ognuno di noi – secondo la concezione musulmana a cui sono profondamente legati sia Moustapha che Seydou Sarr – mentre il resto dipende tutto dalla voglia e dai desideri che ciascuno insegue lungo il proprio percorso.
Ora lasciamo che sia Moustapha a condividere la sua storia, in prima persona.
Che cosa ti ha spinto a intraprendere una carriera nel mondo del cinema?
Direi il palcoscenico del teatro, perché è lì che è iniziato tutto e che mi ha dato la forza necessaria. Mi sono cimentato nella recitazione teatrale fin da piccolo, avevo tredici anni quando ho iniziato e l’avevo scelta proprio perché mi aiuta davvero tanto a esternare ciò che mi tormenta nella mente e nel cuore. So che molte persone non hanno il coraggio o la possibilità di esprimere quello che sentono veramente nel profondo, ed è per questo che ho partecipato al casting di ‘Io Capitano’, il mio primo film, che ha avuto un impatto molto positivo sulla mia vita. Non rimpiangerò mai di aver fatto questa scelta.
Cosa vuol dire per te essere attore e qual è la tua formazione?
Per me essere un attore significa in primo luogo essere in grado di dare voce a chi non ne ha, farsi portavoce. Bisogna averne consapevolezza, altrimenti non si diventerà mai un punto di riferimento nella società.
Quali sono le difficoltà principali per un giovane di oggi nel mondo dello spettacolo?
Le principali sfide per un giovane di oggi sono innanzitutto le distrazioni, come ad esempio le droghe, l’alcol e soprattutto le cattive compagnie, che possono rovinare le vite delle persone.
Da attore a modello, dopo il film di Garrone sei stato notato da alcune agenzie di modeling e i tuoi progetti lavorativi si sono estesi anche al fashion system. Quali sono le tue ambizioni in questo settore?
È da poco che ho iniziato la mia carriera come modello e sto ricevendo feedback positivi, ma il mio lavoro è recitare e fare il modello è solo una passione per me!
Sia come attore che come modello, vorresti lavorare più in Europa o in Africa?
Il mio sogno proibito è l’America ma voglio semplicemente valorizzare l’Africa attraverso i miei ruoli e la mia immagine, e dimostrare che noi africani incarniamo la moda alla perfezione! *afferma ridendo*.
Infine, che consigli daresti ad un giovane attore volenteroso di mettersi alla prova e di iniziare il suo percorso?
Il mio consiglio è semplicemente di credere in se stessi e nei propri sogni, perché se credi in te stesso tutto è possibile.