‘Matriosca’, il cortometraggio che inneggia alle donne nonché un grande invito ad accettarsi
L’opera prima della giovane regista Paolina Stefani: una matriosca di denti sporgenti che racchiude ricordi famigliari e uno spaccato su tre generazioni tutto al femminile
Un cerchio magico che si apre e si chiude con due scene dedicata alla madre, simbolo di “famiglia e generosità”. È con queste parole chiave che l’esordiente Paolina Stefani, giovane storyteller, regista e film maker nata a Lucca, definisce il suo cortometraggio autobiografico di genere documentario, ‘Matriosca’.
Perché proprio questo titolo? Come ci racconta nel corto la sua voce narrante, Paolina vuole rivendicare quello che per anni le è stato accreditato come un difetto fisico: i denti sporgenti, peculiarità ereditata da sua madre olandese e prima da sua nonna Oma, come la sentiamo chiamare nel film. Il soggetto principale nonché punto focale del progetto sono infatti i denti di questi tre personaggi femminili, arrivando a soffermarsi così tanto su di essi – anche in maniera caricaturale – da sottolineare come alle donne in particolare vengano deliberatamente poste critiche sul loro aspetto fisico.
‘Matriosca’ è composto da una lunga sequenza di bellissimi scatti analogici delle tre donne della famiglia, mentre in sottofondo possiamo ascoltare i racconti di Paolina che narra la storia di sua madre e di Oma accomunate dai loro grossi incisivi. La voce dell’ultima erede di questo tratto distintivo è coinvolgente e ci fa strada fra i suoi ricordi profondi, capace di farci empatizzare con i sentimenti più sinceri che ha covato negli anni a causa del disagio causato proprio da questa piccola imperfezione, se così può essere chiamata. La verità è che questa storia della dentatura pronunciata non aveva mai creato alcun tipo di problema a Paolina, fino a quando in prima liceo un professore la fermò fuori dall’orario di lezione per dirle che “se si fosse aggiustata i denti sarebbe stata perfetta”. Il fatto che un professore, carica educativa, la fermasse specificamente per dare un’opinione sul suo aspetto estetico, la scosse profondamente. Matriosca diventa quindi la sua presa di posizione, una presa di coscienza su chi è, senza bisogno di definizioni esterne e soprattutto maschiliste.
Questa giovane regista ha sempre dimostrato di avere una forte sensibilità, soffrendo particolarmente anche a causa dell’iper-sessualizzazione che coinvolge la figura della donna nella società odierna. Decisiva in questo ambito è anche la provenienza di questa autrice da una piccola realtà provinciale, contrapposta alle sue origini internazionali di un ambiente casalingo in cui si conciliavano regolarmente italiano, francese, olandese e inglese. Tutto ciò l’ha condotta a una visione limitata di quello che poteva essere o fare in quanto donna, fino a soffrire di ansia e disturbi alimentari a soli quindici anni.
È solo dopo il liceo che Paolina, trasferendosi a Londra per continuare gli studi presso la prestigiosa Central Saint Martins – questa volta in grafica e cinematografia – riesce a ritrovare un posto nel mondo in quanto donna e la fiducia nel futuro per il genere femminile. Qui, attraverso un approccio creativo prima con la scrittura e poi con la regia, affronta le sue paure.
Infatti, il cortometraggio e la conseguente pubblicazione del libro ‘Matriosca’ nascono come primo vero tentativo da parte di Paolina di esorcizzare le sue insicurezze e aprire una conversazione: chiede a lei stessa e ad altre trenta donne di descrivere cosa avessero in comune con le loro mamme e con le loro nonne e come si sentono quando gli viene chiesto di raccontare la loro storia. Racconti che possiamo leggere nel toccante libro prodotto da questa poliedrica autrice.
‘Matriosca’ non può che essere interpretato per quello che è: un chiaro omaggio alle donne se non un inno femminista, nonché un grande invito ad accettarsi. Come ribadisce anche la frase finale del corto:
“Lo sai perché si vedono così tanto i nostri denti? Perché sorridiamo sempre“.
– Citazione tratta dal film ‘Matriosca’