La nostra intervista all’illustratore Testadichezzo
“Il bene non ha mai limiti”
Ne è convinto Alessandro Chersovani, in arte Testadichezzo, giovane friulano di ventidue anni che ha spopolato su Instagramcon i suoi aforismi colorati e schietti che hanno l’obiettivo di regalare un sorriso ai suoi lettori digitali e portare del colore nelle loro giornate.
Niente filtri sulla realtà né peli sulla lingua, la sua forza stia tutta qui: nella capacità di sintetizzare contenuti potenti che accomunano tante persone in frasi o disegni semplicissimi, diretti, ironici e mai volgari. Ed è grazie a questa sincera creatività che in poco tempo Alessandro ha ottenuto più di mezzo milione di follower.
Testadichezzo, pseudonimo che nasce dalle molteplici storpiature del suo nome, ama l’irriverenza di un linguaggio sporco, confezionando un lettering in stile comix caratterizzato dalle lettere “E” capovolte ed ispirato al mondo dei tatuaggi.
L’artista pubblica circa una decina di massime al giorno, in un flusso continuo di ispirazione che comincia subito dopo il primo caffè della mattina seguendo la sua capacità nel freestyle.
La sua poetica, volta ad enfatizzare eccellentemente i concetti circoscritti nei suoi aforismi, è un altro aspetto chiave del suo successo.
Si è fatto notare anche per il suo modo sincero di rappresentare il corpo e i suoi “difetti”, mostrando elementi come smagliature ed occhiaie, abbracciando totalmente un’idea di autenticità ed inclusione che eleva queste imperfezioni a forma d’arte.
Nel frattempo, per uscire dal virtuale di una pagina social, ha anche creato una collezione di magliette altrettanto inclusiva chiamata “Tee Proteggerò” volta a sensibilizzare i giovani alla prevenzione, in cui le t-shirt venivano consegnate ai committenti accompagnate da un profilattico.
Il suo sogno attuale, dopo una creativa collaborazione con Clipper che ha distribuito quattro iconici accendini arricchiti dagli aforismi e dai colori di Alessandro, è quello di continuare ad estendere il suo mondo digitale nella realtà fino ad arrivare nei musei con opere tangibili e noi di Not Yet che lo abbiamo intervistato siamo convinti abbia tutto il talento per realizzare anche questo sogno.
Ciao Alessandro! Hai sempre amato disegnare ma quando hai iniziato a credere e lavorare seriamente al progetto Testadichezzo?
Ciao bella gente! In effetti disegnare è sempre stato il modo migliore per potermi esprimere ma in realtà, più che nel progetto “Testadichezzo”, ho sempre creduto in me e nella mia arte, anche quando ero uno pseudo tatuatore che sperava di fare carriera così. Ho sempre avuto la convinzione e la necessità di riuscire a vivere grazie alla mia creatività e le frasi hanno reso quest’idea sempre più tangibile.
Quanto e come ti senti cambiato dall’inizio della tua attività su Instagram?
Se devo essere sincero mi sento molto cambiato, sia in positivo che in negativo: è stata una crescita social estremamente rapida – cosa che logicamente può montare la testa – ma allo stesso tempo, continuando a vivere nel mio paesino di provincia in Friuli, son “costretto” a tenere i piedi per terra. Sicuramente posso dire che tutto questo riscontro mi ha dato molta sicurezza nelle mie capacità artistiche e comunicative!
Illustrazioni, grafiche, murales, produzione musicale e una personale linea di t-shirt sono solo alcune delle prove che hai dato di essere un artista a tutto tondo. Cosa significa per te fare arte e quale è stato il traguardo più importante che hai raggiunto?
Per me fare arte significa esprimere ciò che non riesci a dire in primis a te stess*, svuotarsi di un peso per riempire un foglio. Dall’inizio di questo percorso ho avuto un sacco di possibilità per fare esperienze e lavori che non avrei mai immaginato di riuscire a realizzare, dai Clipper customizzati che hanno avuto un riscontro incredibile alla collaborazione con Dolce&Gabbana fino al viaggio in Islanda con “SiVola!”, eppure non credo ci sia un’esperienza più importante o soddisfacente rispetto alle altre. Quello che voglio dire è che sono incredulo riguardo a dove sono e al fatto di esserci arrivato, perciò ogni lavoro per me è una manna dal cielo! La soddisfazione sta semplicemente nel fatto di riconoscere che se riesco a lavorare con la mia arte è proprio perché è la mia arte ad essere desiderio di altri.
È chiaro che vuoi trasmettere energie positive al pubblico, augurandoti che tutti siano sempre felici o quantomeno in pace con se stessi. Perché è così importante per te offrire qualcosa di utile al benessere mentale?
Cerco sempre di essere positivo e preso bene, in primis per auto-convincermi, poi per trasmetterlo agli altri! Bazzico sui social da sempre e una cosa che non è mai mancata è il classico sconforto misto a pessimismo riguardo al mondo da parte dei giovani, cosa che io stesso ho provato. Col tempo però mi son reso conto di quanto fosse tossico tutto ciò e di quanto le cose potessero essere migliori se viste sotto una luce diversa. La salute mentale per me è un argomento importantissimo, soprattutto perché io stesso ho vissuto momenti di down pesante ma voglio che la mia arte possa far sorridere e dare colore alla giornata della gente. Voglio essere un puntino colorato in un mare nero di notizie e negatività!
Essendo il sesso un argomento citato spesso sul tuo profilo non possiamo che chiederti cosa ne pensi a riguardo nella società moderna e nel mondo dell’arte. Forse si stanno sdoganando tabù anacronistici e obsoleti?
Penso che ormai ogni tabù sul sesso, almeno a livello di noi giovani, sia stato quasi completamente sdoganato. C’è un rapporto più diretto e semplice riguardo alla sfera sessuale anche se, a mio parere, c’è ancora un grandissimo problema di percezione e di differenziazione tra l’idea di sesso e di porno in quanto credo che il secondo sia una storpiatura di ciò che è il sesso in realtà. Amo il sesso, non solo l’atto pratico in sé ma piuttosto tutto ciò che c’è prima e dopo. Per me è una delle più grandi forme di ispirazione e non c’è un tabù o qualcosa di specifico su cui preferisco marciare: voglio solo cercar di offrire, attraverso la mia arte, un altro punto di vista prendendo tutto ciò che viene ingiustamente considerato come difetto ed elevandolo invece a elemento di unicità della persona. Come ad esempio le smagliature, le occhiaie o il sapore di fumo in un bacio.
Pubblichi all’incirca una decina di massime al giorno. Per te la stesura di queste frasi è un atto di creatività quotidiano come molti altri e, apparentemente, non hai difficolta nel trovare nuove battute o giochi di parole da condividere day to day con la tua community. È tutto un flusso di coscienza o c’è un po’ di strategia e preparazione?
Sono un freestyler nato, le mie frasi nascono in principio da battute rap che facevo quando mi sfidavo con gli amici. Poi in quinta superiore ho scoperto il concetto di “flusso di coscienza” durante le ore di letteratura e mi sono accorto di quanto questa cosa si potesse legare al mio modus operandi artistico. A meno che non sia una commissione o una collaborazione il mio feed è libero, incasinato e colorato, perché in fondo deve rispecchiarmi. Pure la stesura delle frasi segue l’approccio da freestyler: mi sveglio, prendo due caffè e mi butto a capofitto a scrivere tutte le chezzate che il mio cervello decide di far uscire!
Parliamo ora del tuo stile: quanto tempo ti è servito per definire la tua identità artistica in maniera così coerente, unica ed efficace?
Per arrivare a disegnare “male” così bene ho disegnato “bene” per circa ventidue anni. Da quando mi son approcciato alla scrittura invece che alla semplice illustrazione, quello che era il mio stile e che attingeva solo dal mondo dei tatuaggi è cambiato fino a diventare quello di ora, che prende spunto da tutto: graffiti, musica, cartoni animati, persone e parole!
Una volta hai detto che “la semplicità è la chiave di tutto. Le mie frasi non sono pretenziose, sono veloci da leggere e la gente ci si immedesima in due secondi”. Credi che sia questo l’ingrediente segreto del tuo successo?
Per quello che faccio io credo di si, che la semplicità sia la chiave migliore per arrivare al cuore della gente. Amo anche l’irriverenza del linguaggio sporco e penso che la parolaccia abbia la sua poetica nell’enfatizzare le cose.
Che consigli potresti dare a chi, come te, vuole costruirsi una community con cui condividere disegni e pensieri?
Non mi son mai sentito nella posizione di dare consigli ma posso dare un input: non tenere per te quello che vorresti che il mondo veda!
Infine ti salutiamo chiedendoti dove speri di vederti fra quindici anni e quali sono le tue ambizioni per il futuro.
Ho mille progetti diversi che mi balenano in mente ogni giorno ma voglio soprattutto concentrarmi nel spostare il mio mondo digitale nella realtà, con esposizioni di quadri e arte tangibile. Tra quindici anni mi auguro possiate trovarmi in qualche museo, magari con una mostra dedicata! Sarebbe davvero un sogno che si realizza.