Kate Flake: l’arte tattile che connette al proprio corpo e al prossimo
L’artista georgiana sperimenta con le tecniche di stampa, la tradizione della carta giapponese e le coperte all’unicinetto tramandate dalla famiglia, per dare vita a uno stile unico che parli del suo intimo vissuto
Nata a inizio anni ‘90 a Decatur, in Georgia, Kate Flake è un’artista interdisciplinare dotata di grande sensibilità. Attualmente frequenta un Master in Printmaking and Book Arts all’Università del Wisconsin-Madison; venire selezionata per un corso così importante va a coronare un percorso di studi già di per sé brillante, dettato dall’interesse per le pratiche artistiche basate sul processo che l’ha portata a specializzarsi in tecniche di stampa e ad appassionarsi a tutto ciò che concerne questo mondo.

Sul piano lavorativo, Kate vanta esperienze come un tirocinio presso la Printmakers Studio di Atlanta e un periodo di lavoro presso la Second State Press di Philadelphia. Per di più, la sua permanenza in Giappone, dove per qualche anno ha insegnato l’inglese, ha notevolmente plasmato il suo modo di vedere le cose, di vivere e creare la propria arte. Da qui il comune denominatore delle sue opere, la carta, di cui si è servita nei modi più disparati: come semplice foglio su cui abbozzare disegni, fino a materiale per dare vita a piccole sculture, libri tridimensionali e altro ancora.
Come dichiara sulla bio del suo profilo Instagram, oggi Kate realizza stampe e sculture per raccontare il corpo, la memoria, la decadenza. La sua arte è inoltre profondamente influenzata dal suo vissuto personale; negli ultimi mesi, infatti, ha deciso di iniziare a lavorare fotografando il suo corpo per condividere uno spaccato intimo della sua vita.

Qualche anno fa trovò un nodulo al seno destro: una scoperta scomoda che la fece rendere conto di quanto, nonostante fosse profondamente connessa con il suo corpo, si potesse ancora sorprendere di esso e dei suoi cambiamenti.
“Il tessuto mammario denso e i fibroadenomi sono una caratteristica della mia famiglia, anche se all’epoca non lo sapevo. Sono rimasta nel mio appartamento a premere e premere sul mio corpo per cercare di trovare e capire quel pezzo di tessuto che non doveva essere lì. È stato terrificante, mi ha lasciato un senso di incertezza e di tradimento“.
– Kate Flake

Il suo ultimo progetto testimonia quindi la sua esperienza di vita in un corpo femminile in continuo mutamento: ‘Tender Flesh’ è una serie di esperimenti con pezzi di tessuto imbottito, simili a cuscini, su cui Kate stampa le foto che ritraggono l’indagine compiuta dalle sue mani sul proprio seno. Si tratta di vere e proprie sculture morbide con stampe in cianotipia, un antico metodo di stampa fotografica caratterizzata dal tipico colore Blu di Prussia, al fine di imitare l’esperienza tattile della pressione sulla carne.


Per Kate, scegliere di lavorare con la stoffa è stato immediato, quasi automatico, poiché fa da sempre parte di lei e della sua storia; la nonna materna le ha infatti insegnato a cucire e a lavorare all’uncinetto, ma solo durante la specializzazione ha iniziato seriamente a pensare di lavorare con le fibre, iniziando a realizzare stampe su carta fatta a mano su una vecchia coperta di famiglia.
“Le coperte mi interessano molto. Nella mia famiglia sono oggetti fatti con amore e regalati. Sono cimeli. Per me le coperte sono diventate dei surrogati di corpi e un modo per parlare del mio corpo. Rappresentano la famiglia, la sicurezza, il comfort, il desiderio di stringere ed essere stretti“.
– Kate Flake


La coperta come oggetto è perfetta per indagare come si può rendere confortevole qualcosa di profondamente scomodo, ed è proprio ciò che Kate si è domandata nella sua tesi di laurea. Attualmente sta progettando un arazzo a grandezza naturale che spera di esporre presto alla Education Gallery dell’Università del Wisconsin – Madison.
Il personale approccio di Kate all’arte tattile e al mondo della fiber art non l’ha solamente aiutata ad elaborare al meglio i sentimenti che prova riguardo il proprio corpo, ma anche a voler stabilire un contatto con chiunque si avvicini al suo lavoro, mostrandosi vulnerabile anche agli occhi di chi sta convivendo con problemi simili. D’altronde, ogni forma d’arte è un potentissimo canale su cui si possono sintonizzare più persone. L’arte emoziona e parla un solo linguaggio, e sarà sempre un luogo d’incontro e di riflessione che unisce ed eternizza.