Intervista a Renzo Di Falco: una voce tra radio, tv e social
Renzo Di Falco è uno speaker radiofonico, conduttore e doppiatore. Tutti mestieri comunicativi, lavori in cui la voce diventa veicolo dell’espressione. Allo stesso tempo, tutti non-mestieri, secondo quella teoria tanto banale quanto vera secondo cui se fai un lavoro che ti piace, non lavorerai mai un giorno della tua vita. Infatti, quello che oggi riempie le giornate di Renzo Di Falco è la naturale, spontanea, accorata prosecuzione di una passione nata nel Renzo bambino, che, come ci racconta, ha sempre amato esprimersi, condurre, giocare con la rappresentazione e l’idea di poter parlare a un pubblico. Oggi al pubblico, parla di continuo, su RDS, in così tante fasce orarie che sarebbe inutile riassumerle, e sui social dopo l’esperienza tv su Fox, con ‘Il Serialista’, il suo – come lo chiama lui – formattino televisivo:
“Inizialmente erano semplici stories. Poi, ho iniziato con le puntate di IGTV. Infine, mi ha chiamato Fox, e “Il Serialista” è diventato un branded content. Spesso intervisto personaggi dello spettacolo chiedendogli che serie stanno guardando, quale gli piace di più. Insomma, li faccio diventare spettatori, passano dall’altra parte dello schermo“.
– Renzo Di Falco
Quando ti sei accorto che le serie tv stavano vivendo una sorta di Golden Age?
Non ricordo un momento preciso. So solo che oggi, le serie televisive hanno standard molto alti. Quando vado alle anteprime e le vedo sul grande schermo, a volte mi dimentico che non sono film, ma a livello produttivo, visivo e recitativo non hanno nulla da invidiare al cinema.
Se dovessi dirmi qualche titolo tra le tue preferite?
Ora sto guardando l’ultima stagione di ‘Succession’. Ma ce ne sono tante altre: ‘The White Lotus‘, ‘The Handmaid’s Tale’ o ‘The Good Mothers’, ad esempio. ‘Prisma‘ su Prime Video tra le novità italiane. Oppure, quelle di AppleTV, che rilascia meno titoli di Netflix, ma con una raffinatezza produttiva notevole, come ‘Severance’ o ‘Ted Lasso’.
Oggi, per le serie tv, sono più un problema le fanbase esigentissime oppure il sovraffollamento di titoli?
Spesso voler accontentare i fan, oppure volerli sorprendere a tutti i costi, fa male alla narrazione, ma sono d’accordo sul fatto che c’è davvero un alto affollamento di titoli. Si passa la serata a scegliere cosa vedere il giorno dopo. È spaesante e spesso, molti titoli validi finiscono per passare inosservati.
Una “guida” come ‘Il Serialista’, nel grande mare di titoli, diventa quindi quasi fondamentale?
La mia idea era raccontare chi le serie le fa e vedere come si comporta da spettatore, ma anche dare un approccio personale, leggero e assolutamente soggettivo al racconto di una delle mie tante passioni. Non sono assolutamente un critico!
A proposito delle tue passioni, hai dedicato alcune puntate de ‘Il Serialista’ al mondo del doppiaggio, nel quale lavori saltuariamente. Oggi sembra che il doppiaggio italiano sia un po’ in crisi. Secondo te sopravvivrà?
Io sono un grande amante del doppiaggio. Penso sia un discorso generazionale: i più giovani si abituano a vedere le serie in lingua originale, a me è capitato lo stesso con ‘Succession’, per la foga di vedere gli episodi in tempo reale con l’uscita americana. Spesso il nostro doppiaggio – che è uno dei migliori al mondo – ha nobilitato certi prodotti. Sono sicuro sopravvivrà.
Parlando di un altro medium in grande cambiamento, ti piacerebbe poterti cimentare con un format televisivo?
Magari! Anche se di fatto a RDS andiamo anche in video. Oggi la televisione è transmediale, si rifrange in più schermi, clip e contenuti. A parte che per i grandi eventi come Sanremo o l’Eurovision, lo spettatore oggi si fa da sé il palinsesto. La Radio rimane la più grande palestra per chi vuole fare televisione e non sempre funziona il processo inverso. Da conduttore si imparano i tempi, il ritmo, l’intrattenimento e soprattutto, l’improvvisazione.
A tale proposito, come hai iniziato in Radio?
Sono partito come ascoltatore partecipe. Chiamavo la radio di Latina e registravo il messaggio in segreteria chiedendo la canzone che volevo ascoltare. Poi, mi capitò di diventare lo speaker di quella radio, sostituendo il mio predecessore, un giovane Tiziano Ferro, al tempo in tournée coi Sottotono. Successivamente, vinsi un concorso di RDS, lavorai anni sulle reti locali e infine, fui promosso sull’emittente nazionale.
In questa vita poliedrica tra doppiaggio, radio, social e televisione, hai spazio per nuovi progetti?
In realtà sì! Stiamo organizzando un video Podcast. Sarebbe un’evoluzione del format de ‘Il Serialista’, ma realizzato con un format più lento, disteso, in cui poter approfondire al meglio il mondo delle serie televisive includendo addetti ai lavori e maestranze come ospiti!