Giulio Brizzi: panoramica sulla giovane promessa della recitazione italiana

Avere uno spazio per dire qualcosa è molto bello ma sento anche il dovere di offrire un contenuto a chi mi ascolta. Non ho interesse nell’essere intervistato solo per parlare di me, l’Intrattenimento fine a se stesso è privo di significato. È frivolezza. Ho la speranza di motivarvi, di ispirarvi o mettere in moto una riflessione. Voglio farvi da specchio: spero che capiate qualcosa di voi stessi attraverso di me e dalla mia esperienza”.

– Giulio Brizzi

È con queste parole che Giulio Brizzi apre la sua intervista per Not Yet Magazine. Parole che dimostrano grande umiltà e al tempo stesso un grande desiderio di crescita lavorativa e personale.
Giulio ha 22 anni, e nonostante la giovane età si è già trovato a recitare sui set di serie tv firmate Rai e Netflix (come ad esempio “Curon”) e film del calibro di “Time is UP”.

Nel corso dell’intervista l’attore si apre in maniera simpatica e genuina, partendo proprio dall’inizio, ovvero dalla notte in cui sale sull’aereo diretto a Berlino, pronto per incominciare la sua nuova vita all’interno dell’accademia di recitazione “dBS Film Berlin”. Qualche ora prima, in quella stessa notte, Giulio aveva vinto per KO tecnico il suo debutto come lottatore di MMA professionista, si ritrovava quindi a lasciare quella che per anni era stata la sua passione e che stava iniziando a regalargli le prime soddisfazioni in favore di una passione altrettanto grande e proficua, ma completamente nuova:

“Tutta la notte l’ho vissuta in un’unica tirata per chiudere quel capitolo della mia vita e iniziare il prossimo senza perdermi un secondo. Era come lasciare una ragazza per un’altra: un dolore. Accadde in maniera inconscia. Conscio ero solo delle tante emozioni e dell’adrenalina che attraversavano il mio corpo quella sera. C’era la vittoria sull’avversario, seguito da un incontro in tarda notte con una mia fiamma dell’epoca, la valigia e la partenza.”

– Giulio Brizzi

Gli studi a Berlino si sono rivelati fondamentali non solo per costruire la sua carriera, ma anche la sua personalità: una volta terminati gli studi accademici, Giulio non ha mai smesso di studiare e migliorare se stesso, ha aperto i suoi orizzonti, conosciuto persone polietniche (come lui con le sue origini italiane e tedesche, ma anche ungheresi e americane). Persone che gli hanno insegnato a sentirsi cittadino del mondo e a vedere ciò che lo circonda in un’ottica assolutamente cosmopolita, cosa che si rivelerà essere un grande punto di forza anche a livello lavorativo. 

Concluso l’anno accademico in Germania Giulio torna a Roma, sua città natale e ottiene i suoi primi ingaggi cinematografici: il ruolo di esordio come “Giulio” in Curon, e la parte di un giovane soldato in una serie tv Rai, parte trovata quasi per caso ma che ha permesso al giovane attore di vivere le emozioni di un set diretto da un cast autentico e sincero, con il quale stringere legami profondi in un’atmosfera forte e violenta, volta a ricalcare gli orrori della guerra e dei lager nazisti riprodotti con una scenografia talmente fedele da scuotere l’animo del giovane attore e rimanervici impressi ancora oggi. 

Questi esordi sono stati come la realizzazione di un sogno: se fin dall’infanzia Giulio sognava a livello più o meno conscio la fama e le luci della ribalta, con il passare degli anni è maturata dentro di lui la consapevolezza della necessità di diventare attore per comprendere meglio se stesso e il mondo che lo circonda, di conoscere l’essere umano in tutta la sua interezza e la sua sfera emotiva. 

Frame di Beatrice Barillà, qui nei panni della vicina di casa di Luca Argentero – spot pubblicitario Bialetti

Parlando del suo ruolo più importante, quello in “Time is UP”, Giulio pone l’accento soprattutto sulla determinazione avuta per entrare a far parte del cast: due provini sostenuti, mail, chiamate, incomprensioni, viaggi improvvisati dalla Toscana a Roma, corse in ebike sotto alla pioggia ed infine, il successo. Delle riprese invece ricorda con affetto le personalità dei protagonisti, Bella Thorne e Benjamin Mascolo – coppia nella vita reale oltre che sul set, cosa che ha regalato al film una spinta realistica impareggiabile – e l’esperienza provata nei panni del suo personaggio: il primo in grado di insegnarli davvero qualcosa.

“Il personaggio che ho interpretato in questo film mi ha insegnato qualcosa, ed è la prima volta. Questa volta ho proprio capito il valore di imparare dai propri personaggi. Ho imparato che cosa vuol dire immergersi in un altro punto di vista: un personaggio ti offre una nuova esperienza di vita, quando sei tu a doverlo interpretare. Una fonte di multiple lezioni di vita che ti possono aiutare a capire meglio chi sei, chi vuoi essere e che cosa puoi imparare da qualcun altro.”

– Giulio Brizzi

 

Guardando verso il futuro invece, i suoi desideri sono semplici e accorati: una casa in campagna, una barchetta con la quale sentirsi libero, la voglia di esplorare il mondo e godersi la vita, ma soprattutto, il desiderio di un “Rinascimento Digitale” dove i social vengono finalmente usati sfruttando pienamente il loro potenziale e la loro utilità, senza preconcetti antiquati. 

Per quello che riguarda la sua carriera invece, sa che si tratterà di un evolversi quotidiano, giorno dopo giorno. Per ora è sicuro che la recitazione è la fiamma del suo presente e immediato futuro, ma non sarebbe sorpreso se un domani la vita decidesse di sconvolgere i suoi piani:

“Non si può vivere di sicurezza, ma solo di vita. Per me oggi fare l’attore è vita ma chissà domani cosa sarà. Mi piace farmi sorprendere, anche in questo mondo fatto di calcolo e previsioni. Usare il proprio tempo per fare ciò che si ama è facile a dirsi, meno a farsi. Ma siamo qui per vivere, non per sopravvivere. Mi chiedo sempre se farei ciò che faccio se non esistessero i soldi; la risposta è sempre sì, ma se e quando diventerà un’altra sarà giunta l’ora di cambiare lavoro.”

– Giulio Brizzi

E questi non sono consigli rivolti solo a sé stesso ma a chiunque lo ascolti e a chiunque sogni di diventare attore.

Laureata alla facoltà di Filosofia di Bologna, nasce a Ravenna nel settembre del 1995. Coltiva da sempre la passione per la scrittura e nel 2015 si classifica al primo posto della sezione “racconto” al premio letterario DeLeo-Brontë con il racconto breve “il cimitero di casa Brontë” pubblicato all’interno della raccolta Brontëana IV. Sempre nel 2015 altri due suoi racconti brevi vengono pubblicati all’interno della raccolta noir ‘Schegge per un Natale Horror’. Nel 2020 si classifica al primo posto nella sezione “romanzo inedito” al premio letterario nazionale Giovane Holden pubblicando così il suo primo romanzo: ‘L’hotel delle cose perdute’ un mistery dai risvolti onirici e introspettivi.

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