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Francesco Saverio Tani: l’inconscio svelato tra digitale e tangibile

La rappresentazione di realtà ed immaginario attraverso la fotografia di Francesco Saverio Tani, contrasto e profonda unione dell’essere umano e della sua anima

L’inconscio di un artista è una danza, si nasconde mentre si compie, si realizza guardandola nuovamente. Detentore di un tumultuoso mondo interiore dall’estetica esterna ed esplicita imperturbabile. Un equilibrio, quello della pratica artistica, che il fotografo e visual artist Francesco Saverio Tani mette in scena attingendo al ricco immaginario della sua infanzia personale e collettiva.  

Fiabe e Filastrocche, enigmatici racconti rompicapo, giocattoli ed illustrazioni naif, il fascino senza tempo dei classici Disney, delineano nelle sue opere il confine tra la parte tangibile, l’essere umano, e la sua psiche. Ricordi, emozioni e pensieri costituiscono un microcosmo surreale che trasforma un qualcosa di familiare in estraneo, scardinando le nostre sicurezze e provocando inquietudine, ma allo stesso tempo incuriosendo il suo spettatore. Enfatizza l’immagine umana spingendo la sua anatomia oltre ai limiti del prevedibile e attraverso l’alchimia digitale da forma a dimensioni, spazi e creature dal fascino perturbante. 

Francesco Saverio Tani.

Francesco Saverio Tani non nasconde la visione del suo io, delle sue esperienze, della sua rappresentazione della realtà, al contrario la rende unica ed originale, perché personale. L’inquietudine che ne scaturisce è forse evocativa di un pensiero comune, di un’emozione condivisa di cui si teme l’esposizione. Forse per questo cattura e destabilizza chi l’osserva: perché porta ad un profondo viaggio interiore. L’ironia e il divertimento che provocano le sue fotografie accompagnano in sottofondo la destrutturazione del reale, mettendo dolcemente in contatto lo spettatore ai ricordi di un suo vissuto, parte integrante della sua anima. 

Questo artista nasce a Forlì nel 1997 e il suo percorso professionale inizia a delinearsi nel febbraio del 2020 quando si laurea in architettura presso il Politecnico di Milano. Durante questi anni scopre l’interesse per la fotografia e per il fotoritocco digitale, realizzando numerosi ritratti ed autoritratti dai toni sperimentali.

Decide successivamente di non proseguire nella carriera di architetto ma di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Brera per approfondire la sua passione per le arti visive; passione che gli consente, nel tempo, di prendere parte a numerose collaborazioni con artisti musicali, progetti nel campo della fotografia di moda e pubblicazioni su diversi magazine. 

Le influenze nostalgiche del suo passato si intrecciano con fascinazioni più contemporanee come il glamour seducente anni 90, la cultura dei meme e il post-internet. Musicisti e fotografi come Steven Meisel, Frederik Heyman, Helmut Newton, Jake e Dinos Chapman, contribuiscono all’ispirazione dell’autore. Tra i suoi progetti futuri sta inoltre lavorando contemporaneamente alla produzione di pubblicazioni cartacee e soprattutto alla realizzazione di un musical, altra sua grande passione. 

La poliedricità di questo fotografo è firma del mancato timore per la sperimentazione. Esortazione costante, attraverso l’immagine, alla creazione di un varco spazio-temporale tra il presente che coesiste al passato e il contrasto tra l’inanimato e ciò che gli da forma con l’immaginario. Forse un senso di universalità ritrovata nella congiunzione con noi stessi di ciò che appare e dell’abisso variegato di ciò che apparentemente scompare. 

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