ETT: la musica che incontra il coraggio, la tenacia che abbraccia la passione
La cantautrice dalle mille storie che all’interno di ogni brano racchiude uno spaccato del suo vissuto: “noi donne siamo così eclettiche da avere più personalità e ognuna di esse ha una storia bellissima da raccontare”
Gaya Misrachi, in arte ETT, nasce a Milano il 23 dicembre del 1993 sotto il segno del Capricorno e ad una fitta pioggia di fiocchi di neve che, è convinta, abbia forgiato in qualche modo il suo animo glaciale.
Sin da piccola sviluppa una sintonia imprescindibile nei confronti della musica che l’accompagna sino ad accrescere in lei il bisogno di farla sua. Così, dopo varie lezioni di canto, all’età di quattordici anni dà vita alla sua prima band, i Game Over, che però viene sciolta dopo il primo live. Non passa molto tempo prima dell’avvio di un nuovo progetto e qualche mese dopo ETT – che ancora non utilizzava questo nome – si lancia a capofitto in una seconda band: i Mash. Potremmo definire il percorso nella band come la vera e propria esperienza sul campo: entra a far parte dei Mash con il ruolo di cantante iniziando a sperimentare e scrivere i primi brani inediti.
Come in ogni fase adolescenziale però, con la crescita nascono nuove esigenze che portano a cambiare rotta nel mare delle opportunità e, dopo quattro anni di collaborazione, anche questa band si divide per imboccare strade diverse.
Secondo l’astrologia, gli appartenenti alla costellazione del Capricorno sono coloro che non demordono mai, tenaci e con forte determinazione. Non vi è miglior segno capace di descrivere la forza applicata da Gaya in quello che è stato, ed è, il suo percorso musicale in una metamorfosi di pensiero, sonorità e scelte.
Nei vari passaggi di questa trasformazione, sono stati molti gli avvenimenti che hanno portato alla maturazione del personaggio di ETT e altrettanti gli insegnamenti che ha appreso. Ad esempio la sua partecipazione ad Xfactor nel 2012 o il suo successivo trasferimento a Granada sono state due esperienze che hanno permesso alla giovane cantautrice di scoprirsi e formarsi. Come la stessa ETT afferma, Xfactor è stato il trampolino che le ha permesso di capire quanto fosse duro il mondo esterno e quanto si abbia bisogno di proteggersi e di proteggere ciò che si crea, amandolo. In seguito a questa esperienza è arrivato poi il trasferimento a Granada: tre anni di multiculturalità, in quel lasso di tempo ha appreso ben otto formazioni diverse tra cui il jazz, l’afrobeat, il neo-soul e il flamenco. Un po’ come nel film ‘Midnight in Paris’, Gaya vive tra le note di Ella Fitzgerald, Edith Piaf e tanti altri grandi musicisti in un sogno che durò tre anni. Ma ancora, tutto ha una fine o quantomeno un cambiamento e così il suo sogno muta forma nuovamente a causa di una forte necessità di raccontare storie – le sue – e di tornare a farlo con l’italiano.
Tornata in Italia inizia immediatamente a produrre nuova musica, la sua identità artistica si evolve, si colora e si lascia contaminare dal suo vissuto per condensarsi nel primo brano pubblicato sotto il nome di ETT nell’agosto 2019, ‘Argento’. Lo stile dell’artista è chiaramente improntato sul genere dream pop e sull’elettronica mentre il concept di base è un bisogno viscerale di trasmettere qualcosa di forte: la propria libertà.
‘Diamante’, ‘Comete’, ‘Origami’, ‘Lontano’ e ‘Invisibile’ sono gli altri singoli prodotti da questa tenace cantautrice che nell’arco di due anni è riuscita a catturare l’interesse di venti mila ascoltatori mensili solo sulla piattaforma Spotify – che tra l’altro le ha dedicato la copertina della playlist ufficiale “Scuola Indie” – e di conseguenza della Island Records, etichetta del prestigioso gruppo Universal Music Italia che nell’autunno del 2021 ha deciso di farle firmare un contratto per inserirla nel suo roster di artisti.
“Quanto sarebbe bello raccontarsi come la prima volta”, canta ETT con la sua voce dolce e raffinata nell’ultimo singolo uscito a fine giugno, ‘Tra Mille’, in cui si riferisce ad una storia d’amore ormai terminata ma in cui ci sarebbero ancora tante cose irrisolte da dirsi. Come la stessa Gaya ci racconta infatti, ogni storia per lei è diversa e, per quanto amara, rimane bellissima. Possiamo dunque confermare che l’artista è rimasta fedele al suo bisogno originale di raccontare le storie, scegliendo di narrarle attraverso le sue canzoni.