Dedicated To The Outsiders
Not Yet è un processo di continua osservazione, è l’aspirazione a cogliere ed esplorare le realtà culturali e artistiche che ci circondando per poi raccoglierle all’interno di questo progetto. La nostra ricerca questa volta è stata guidata dall’idea di analizzare il mondo addentrandosi nelle sue dimensioni alternative, con la volontà di esaltare ciò che si colloca ai margini della società. In questi luoghi si respira una profonda voglia di esprimersi, di riscattarsi, e molte persone che ne fanno parte rielaborano e rappresentano i contesti da cui provengono attraverso la propria arte o filosofia di vita. Per un fotografo ad esempio riprendere il proprio quartiere può diventare un modo per richiamare l’attenzione su quei ragazzi ignorati dalla società e per offrire loro un’opportunità, facendoli conoscere attraverso i suoi scatti.
Scontrarsi con certe difficoltà spesso comporta un’evoluzione, fornisce gli strumenti per affrontare la vita e permette di acquisire struttura personale e perseveranza. Da parte degli outsider si avverte una necessità, questi sono spinti da una pulsione di grinta, intraprendenza e determinazione a mettersi alla prova. In chi si ritrova a vivere in un ambiente emarginato, privo di mezzi e possibilità, nasce un desiderio di rivalsa e di crearsi quelle opportunità che la vita non ha saputo dargli. Chi è figlio di questi contesti si trova strettamente connesso ai suoi luoghi ed è solito interagire con gli spazi che abita, come i writers che si raccontano attraverso i muri della città, o come gli skaters che in questi ambienti urbani si muovono, tra i paletti, le rampe e gli spazi architettonici più desolati e trascurati, rischiando di incappare in problematiche o in azioni ritenute illegali pur di praticare la propria passione. La realtà underground viene vissuta e rappresentata per quel che realmente è, con i suoi risvolti negativi ma anche cogliendone ed esaltandone gli aspetti e i valori positivi. Infatti, riprendendo le parole dei Selton, una della band che abbiamo intervistato per questo numero, “solo rimboccandoti le maniche puoi trasformare il luogo che abiti nel tuo paradiso”. La strada e ciò che le ruota attorno possono diventare il seme da cui fioriscono connessioni, dimensioni collettive e momenti di condivisione. In questi contesti aleggia una sorta di diffidenza nei confronti delle persone esterne e spesso coloro che ne fanno parte tendono a chiudersi e ad innalzare un muro tra loro e gli altri, dietro al quale creano delle vere e proprie comunità legate da un forte senso di unità. E ad attirarci è stato proprio il sentimento di unione che si instaura all’interno di questi gruppi, perché lo condividiamo pienamente.
“Not Yet vuole infatti essere una solida community di artisti emergenti, uno spazio di aggregazione in cui tutti imparano qualcosa da chi hanno intorno, una piattaforma mossa da solidarietà, creatività, libertà che ci aiuti ad emergere insieme.”
Abbiamo dunque voluto inneggiare il concetto che “l’unione fa la forza” perché è uno dei principali ideali che animano il nostro lavoro. Mossi da una volontà di inclusione abbiamo cercato di sfondare la bar- riera per introdurci in realtà meno conosciute, senza fermarci all’apparenza. Dopo aver superato un iniziale senso di estraneità abbiamo constatato che, con il giusto interesse, è possibile abbattere il muro ed entrare a far parte di quelle famiglie. Avvicinarsi ed immergersi nella cultura urban può essere un grande stimolo anche per chi non ne fa parte, perché avere contatto con stili di vita, ambienti e valori differenti offre nuovi punti di vista e ti apre a prospettive inaspettate e talvolta inesplorate.