Cover Story Issue #8: Favij, l’evoluzione di un pioniere tra nostalgia e nuove storie da scrivere
Una lunga intervista con Lorenzo Ostuni, aka Favij, sui cambiamenti dei social, sui suoi progetti futuri e sul valore del suo passato
“È tutto passeggero, ci dobbiamo godere tutti i momenti. Ogni periodo va goduto nella sua diversità”.
– Lorenzo Ostuni aka Favij
Così afferma Lorenzo Ostuni, in arte Favij, lo youtuber italiano per eccellenza: sulla piattaforma dal 2011, prima con un gruppo di amici poi in solitario dal 2012, ha segnato un’epoca dell’intrattenimento per intere generazioni portando in Italia il genere dei gameplay, all’epoca molto popolare su YouTube. Ha raggiunto per primo in Italia il traguardo del milione d’iscritti e per anni ha macinato milioni di visualizzazioni, arrivando ad averne circa cinque miliardi in totale. Tralasciando i numeri, è importante sottolineare l’impatto culturale del suo lavoro: praticamente chiunque sia cresciuto attorno al 2010 infatti, ha visto almeno un paio di suoi video, e molti hanno avuto anche qualche gadget col suo logo attaccato allo zaino per la scuola. L’avvento di Favij ha segnato una vera e propria svolta, quando per la prima volta nella storia dei media italiani le discussioni fatte con gli amici al parco non riguardavano più i cartoni animati ma “l’ultimo video di Favij”.

Ora che sono passati tanti anni e che Lorenzo ed i suoi contenuti si sono evoluti assieme alla piattaforma e al suo pubblico, la soddisfazione – ed il peso – di un passato così trasversalmente di successo sono compagni di viaggio certamente ingombranti. Eppure Favij non si è risparmiato dal lavorare anche ad altri progetti: da album di figurine Panini a film sul grande schermo, sia come attore in ‘Game Therapy’ che come doppiatore per ‘Ratchet & Clank’, ‘Ralph spacca internet’ e ‘Onward – Oltre la magia’, da canzoni originali (‘Me ne frego’) alla saga letteraria ‘The Cage’ di cui è creatore, lo youtuber più noto d’Italia non si è mai tirato indietro davanti a nuove opportunità. Con lui abbiamo deciso di partire proprio dall’esperienza di YouTube, confrontandola con i percorsi di tanti altri content creator.
Ho sempre ammirato la tua ortodossia nei confronti di YouTube. Hai iniziato qui e sei – nel corso degli anni – rimasto fedele alla piattaforma, ma hai mai pensato di passare ad altro come hanno fatto tanti tuoi colleghi con Twitch o TikTok?
Non ho mai pensato di lasciare YouTube per un’altra piattaforma. I miei contenuti di una volta erano molto più fruibili lì per diversi motivi: il principale è che i video erano e sono tutt’ora, anche se con frequenza minore, molto montati, che è una cosa non adatta alle live su Twitch. Il mio punto di forza è sempre stata la post-produzione. Detto questo ci sono altre piattaforme, ad esmpio TikTok, che utilizzo per ri-postare momenti di un video nato su YouTube. Non lo utilizzo molto perché non sono fan dei contenuti verticali: io sono nato con il contenuto standard orizzontale youtubico e quindi è proprio il mio pane… sarebbe come chiedere ad un pizzaiolo di farti un dolce, che sarebbe comunque cibo ma diverso, no?
Sono cambiate tantissime cose da quando hai iniziato nel 2011: prima YouTube era iper-amatoriale, ora ci sono produzioni tipo quelle di MrBeast. Tu hai iniziato che eri veramente giovane e sei cresciuto con la piattaforma, che ora ha diciotto anni ed è in una fase molto calante a livello di visite e visualizzazioni. Secondo te YouTube è “adulto” ora, ha finito di evolversi? E se dovessi tirare le somme, rivorresti indietro l’amatorialità di prima o preferisci la professionalità family-friendly ma talvolta restrittiva di oggi?
Secondo me continuerà ad evolversi: cerca sempre di tenere il passo con quello che concerne il nuovo web, ed è giusto che sia così. Ripensando al vecchio YouTube a me viene la nostalgia delle cose che c’erano, chiaramente sono legato a quel periodo, era tutto più casereccio… però oggi ci sono un’infinità di migliorie tecniche, e poi c’è di bello che ora le persone su YouTube vogliono guardarsi contenuti belli lunghi, più pensati. Sei il primo a cui lo dico: quest’anno ho intenzione di portare almeno un contenuto a settimana e anche qualche gameplay ma in salsa moderna, magari un gioco intero, dall’inizio alla fine, in un video di due ore. Oggi tutto quello che faccio deve piacermi, altrimenti non lo faccio. Non cerco la monetizzazione, mi voglio svegliare e fare qualcosa che mi piace.
Sempre a riguardo, sono sicuro che in tantissimi ti continuino a chiedere “i gameplay di una volta” proprio per nostalgia: si nota poi però che le visualizzazioni non rispecchiano mai la richiesta esorbitante di “tornare indietro”. Secondo te cosa spinge tante persone a dover rivivere la propria infanzia in maniera così smaniosa? Lo vediamo un po’ in qualsiasi forma di intrattenimento, dal cinema coi remake ai videogiochi con la resurrezione di franchise o le remaster. Perché non riusciamo più a vivere nel presente?
Credo che l’essere umano sia così: innatamente nostalgico, e penso lo sia sempre stato. Probabilmente i nostri genitori sono nostalgici per… che ne so, le biglie con cui giocavano in cortile. Sono molto nostalgico anche io pensando ai miei contenuti, anche se non rispecchiano quello che oggi saprei fare. Per il pubblico un mio contenuto odierno, per quanto migliore a livello tecnico, non può battere la nostalgia intrinseca che evocano quei (vecchi) video. Il pubblico a volte minimizza e mi dice “potresti tornare a fare quello”, ma è una frase detta in cinque secondi e se si mettesse a pensare capirebbe che non proverebbe le stesse cose che sentiva da piccolo. Però ci vuole anche maturità nel capire che queste persone ti stanno dicendo “io ti seguivo in quel periodo”, dimostrando di volerti bene. Semplicemente penso che sia tutto passeggero, ci dobbiamo godere tutti i momenti. Ogni periodo va goduto nella sua diversità.
E c’è un gioco veramente tuo, personale, che associ all’idea stessa di nostalgia?
Beh sono nato con Metal Gear Solid, è il gioco che più preferisco al mondo.
Mi pare che continui ad esserci nei confronti dei media tradizionali un certo rispetto da parte del mondo web: per tanti creator andare in tv è ancora motivo di vanto, un po’ un traguardo, come se internet fosse una gabbia da cui scappare. Secondo te che hai fatto tanto in tv e sui legacy media, perché il web ha ancora bisogno di comparire in tv?
Le cose sono cambiate, e forse questa tendenza è venuta un po’ meno. Per me ad esempio è sempre stata una questione di poter dire “ho fatto anche questo”, non l’ho mai visto come lo step successivo. Si andava già in una direzione in cui era evidente che il web avrebbe sostituito a livello numerico i media tradizionali.
La domanda successiva infatti è proprio quella opposta: come mai invece la tv italiana non si accorge che i nuovi format e le nuove leve sono sul web?
La tv appartiene ad una generazione diversa: il suo intrattenimento ha una certa struttura e spettatori e autori sono abituati così da decine di anni, fanno fatica a capire il linguaggio del web… ma è normale, io stesso che ne faccio parte fatico con il linguaggio più nuovo. Penso che pian piano la televisione si spegnerà a causa di un ricambio generazionale: quando i nuovi adulti saranno quelli nati sul web tutto avrà un altro stampo. È tutta una questione di tempo.
Quindi per te è più facile immaginare la tv morta e sepolta piuttosto che un programma in prima serata condotto da Dario Moccia?
Dipende da cosa decideranno di fare: magari la televisione cercherà di modernizzarsi, potrebbe esserci un incontro dei due mondi, più uniti. Certo è che se rimane tutto stantio com’è adesso la vedo difficile. Questo vale anche per il web, anche lui deve continuare ad evolvere.
È risaputo che anche il cinema fa molta fatica a raccontare il web. Per te c’è un film che è riuscito a raccontare le sue dinamiche con efficacia, magari anche internazionale?
Il cinema che parla di web è un po’ cringe. L’unico film bello che penso di aver visto a riguardo è ‘The Social Network’… molto spesso al cinema viene solo abbozzata l’idea di quello che dovrebbe essere il percorso online di qualcuno: quando nei film c’è qualcuno che interpreta uno streamer si vede sempre la classica schermata con i commenti che scorrono e quello là che fa lo scemo, insomma, tutto molto stereotipato.
Da certe citazioni nei tuoi video è chiara la tua passione per il cinema. Inoltre hai lavorato come attore e doppiatore, e in passato hai detto di essere molto affascinato dal mondo degli effetti speciali, ai quali hai anche dedicato un video nel quale intervisti una fan che si occupa proprio di questo per lavoro… ti riaffacceresti su questo settore?
Sono in una fase della vita in cui sento proprio il bisogno di raccontare storie. Ho sempre masticato cinema da quando sono piccolo e questo mi porta a voler provare con la sceneggiatura. Solo che su YouTube un video lo puoi pensare e registrare in due giorni, il cinema richiede anni… per cui vedremo se in futuro avrò occasione di raccontare una storia, per ora so solo di sentire davvero il bisogno di provarci.
A tal proposito, in qualche intervista avevi fatto cenno alla tua intenzione di scrivere proprio una sceneggiatura… ci sono aggiornamenti a riguardo che puoi o vuoi condividere? Dove dobbiamo aspettarti, al cinema o su piattaforma?
Attualmente mi sto documentando molto: mi piacciono parecchio i libri che parlano di fisica quantistica, per farti un esempio gli ultimi che ho letto sono quelli de ‘Il Problema dei Tre Corpi’ di Liu Cixin. Diciamo che vorrei ispirarmi a quel mondo lì. Ora l’obbiettivo è trovare il giusto compromesso fra tecnicismi e narrazione.
Visto che negli ultimi anni hai parlato tanto di dover in un qualche modo “superare Favij”: tu ti senti maturo in quello che fai o stai ancora cercando la tua cifra artistica da Lorenzo?
Gran bella domanda… mi viene sempre da parlare di me in terza persona perché all’inizio Favij era completamente una maschera, poi pian piano Lorenzo è diventato un po’ più estroverso e Favij è diventato più Lorenzo. Prima era proprio come Jim Carrey in ‘The Mask’, oggi invece a Lorenzo piacerebbe raccontare un po’ di più la sua creatività con un po’ più di significato, e credo di poter dire di essere in dirittura d’arrivo su questo. Credo di aver capito cosa voglio.
E che consigli daresti a chi sogna di raggiungere i grandi traguardi che hai varcato tu?
Di divertirsi! Alla fine siamo noi stessi il nostro primo pubblico quindi è importante divertirsi nel fare quello che si vuole.
Se invece dovessi dare un consiglio tecnico sarebbe quello di darsi delle scadenze specifiche, fare scheduling, in modo tale che il pubblico si affezioni e riesca a seguire in determinati momenti della giornata o della settimana. Fa molta differenza.
Nessuno è immune al potere dello sgomberare una soffitta. La polvere in controluce, gli ammassi di oggetti, l’odore di chiuso; la piacevole sensazione di catarsi che si prova nel lasciar andare una parte di sé, il senso di fresco e pulito successivo. Eppure, in ogni soffitta alberga quel qualcosa di cui è semplicemente impossibile liberarsi: per tanti sono vecchie foto, per altri una bambola scucita, per Lorenzo Ostuni è una copia di Metal Gear Solid. E per tante, tantissime altre persone, è qualcosa d’intangibile che non può essere stretto o accarezzato, ma che comunque non le abbandonerà mai: il lavoro di Favij e i suoi video, che col passare degli anni non fanno che guadagnare valore. La cosa veramente importante è sapere che Lorenzo stesso, pur provando una naturale nostalgia per il suo vissuto, è proiettato verso il futuro ed ha fatto i conti col desiderio di rinnovarsi. In un complesso mondo fatto di tensioni fra nuove prospettive e affetti passati, panta rei, tutto scorre, ma per fortuna certe cose a noi care non passano mai.