Cover Story Issue #7: Parla(re) sostenibile con Silvia Moroni

In conversazione con la green content creator ed esperta di ecologia: in un’intervista su come unire natura ed edutainment, esploriamo il suo percorso verso una consapevolezza ambientale, l’utilizzo dei social, e le scelte di vita che hanno ispirato la scrittura del suo libro in una missione di “comunicazione sostenibile”

Se si parla di ambientalismo e consapevolezza dell’impatto che le nostre azioni hanno sul pianeta, uno dei primi nomi che sicuramente salta alla mente nel panorama italiano è quello di Silvia Moroni, green content creator, divulgatrice ed esperta di sostenibilità, nota sui social come Parlasostenibile.

Originaria della provincia di Pistoia, Silvia si definisce una persona che “crea parecchio, scrive molto e parla assai”. L’obiettivo di Silvia è, proprio tramite questa sua naturale predisposizione alla comunicazione, quello di rendere i fruitori dei suoi contenuti più consci e rispettosi dell’ambiente che ci circonda e del prossimo.

Nonostante leggerezza e ironia caratterizzino i suoi contenuti permettendole di veicolare informazioni complesse e di diffondere consapevolezza con verve e simpatia, Silvia può contare su una solida formazione accademica: con una Laurea Triennale in Lettere Moderne e una Magistrale in Italianistica e Scienze Linguistiche, ha inoltre conseguito un primo Master in Cibo e Sostenibilità e, in seguito, un secondo in Sviluppo Sostenibile e Cambiamento Climatico.

Cover issue #7: Silvia Moroni (aka Parlasostenibile) fotografata da Antonio Allocca per Not Yet Magazine.

Come ci ha spiegato, la svolta è poi arrivata durante la pandemia: 

“Non posso non menzionarla perché mi ha messo di fronte alla perdita del lavoro e mi ha portata a cercare di inserire la sostenibilità sul piano professionale continuando a formarmi e a scoprire come utilizzare i social media, che dovevo assolutamente imparare ad usare. Essendo un’amante dei libri e della carta stampata non mi sono appassionata molto ai social quando hanno iniziato a diffondersi, ecco perché posso dire di essere entrata in questo mondo piuttosto tardi. Trovai un corso online comprensivo di qualsiasi cosa, dal marketing digitale all’e-commerce, e mi ci buttai a capofitto; poi certo, ho sperimentato tanto, ma sono partita, come sono solita fare, dallo studio”.

– Silvia Moroni

Attiva sui social su più fronti quali riciclo, energie rinnovabili, raccolta differenziata, alimentazione, viaggi, moda, femminismo e tanti altri, Silvia appare preparata su tutti gli argomenti ed è solita offrire consigli pratici che possono fare la differenza non solo nella nostra routine ma soprattutto nell’impatto che quest’ultima ha sulla Terra. Tra i vari contenuti che propone, di tanto in tanto ci aiuta anche ad essere cittadini più consapevoli rendendo accessibili quegli aspetti tecnici e legislativi spesso di difficile comprensione. 

“Io dico sempre che la comunicazione digitale può essere fatta a tantissimi livelli, però, se si vuole trattare una tematica così scientifica come è la sostenibilità, bisogna studiarla a fondo perché non è facile e non è nemmeno esperienziale: sono argomentazioni basate sui fatti, sui dati e sulle analisi. Se conosco bene una cosa riesco anche a raccontarla in mille modi diversi, e questo mi permette di non concentrarmi solo sull’aspetto informativo ma anche sul modo in cui la spiego”.

– Silvia Moroni

La sua comunicazione sembra infatti posizionarsi a metà tra l’ambito accademico, il quale a volte risulta meno fruibile al grande pubblico, e uno stampo più amicale, in grado di arrivare a chiunque. Chiedendole se questo approccio divulgativo è nato spontaneamente o se è stato scelto in modo razionale per la sua potenziale efficacia, Silvia ci spiega che secondo lei è stato un mix di fattori: da un lato è la modalità con cui comunicare le viene naturale – “perché complicarsi la vita?”, dice – mentre dall’altro, il corso di marketing a cui ha partecipato le ha fatto scoprire il concetto di “edutainment“, una forma di intrattenimento pensata sia per educare che per divertire. In quel momento, ha sentito che questo approccio la rappresentava perfettamente rispecchiando il modo in cui voleva trasmettere i suoi messaggi. Il suo obiettivo è sempre stato quello di raggiungere un pubblico più ampio, e questa combinazione di stili comunicativi ha evidentemente incontrato il favore del pubblico.

Il mondo dei social è sicuramente stato il trampolino di lancio, ma non è l’unico mezzo scelto da Silvia per divulgare il suo progetto di sensibilizzazione e informazione. Infatti, nel 2023 ha pubblicato tramite la Slow Food Editore il suo primo libro ‘Parla sostenibile. Poche (tante) parole per diffondere il verbo green’, la cui prefazione è a cura di Francesca Michielin.   

È proprio per questi motivi che la abbiamo scelta come rappresentante di questo numero dedicato al rapporto tra creatività e natura, ritraendola nell’editoriale di copertina ed intervistandola per approfondire gli aspetti positivi e negativi dei social networks, l’antropizzazione del mondo naturale, la sua visione di edutainment sostenibile e tanto altro.

Questo servizio fotografico, curato dai nostri editors Max e Pit, responsabili della direzione artistica e coreografica del progetto, è stato realizzato con la collaborazione del fotografo Antonio Allocca di cui vi avevamo raccontato la storia nell’issue #5 dedicato al tema del viaggio; all’editoriale ha partecipato anche la stylist Enza Martino, che si era già occupata dello styling della scorsa cover story e che per questo servizio ha selezionato capi di marchi o designer emergenti e sostenibili come Marea, brand di swimwear e resortwear impegnato nel ridurre l’impatto ambientale attraverso materiali riciclati e processi di produzione eco-compatibili tutti rigorosamente Made in Italy, o Eyelet, che sostiene i giovani talenti attraverso il progetto ‘Fashion by Emerging Designers’, un’iniziativa che consente a giovani designer di creare le proprie capsule collection. Eyelet adotta una filiera produttiva completamente italiana, privilegiando tessuti riciclati e materiali di scarto in linea con la filosofia “zero rifiuti”, e collabora con realtà come la sartoria sociale del carcere di Torino per favorire l’inclusione sociale.
Un altra designer coinvolta dalla stylist è Flora Rabitti, fondatrice di Florania, brand emergente premiata dalla Camera Nazionale della Moda che avevamo già pubblicato in precedenza nelle nostre pagine: questo marchio di prêt-à-porter si distingue per la sua radicale sperimentazione nell’upcycling, trasformando gli scarti dell’industria della moda in capi unici. Infine, non possono mancare le creazioni di Giuglia, marchio di artigianato italiano che abbraccia un approccio sostenibile e multidisciplinare con un focus su materiali naturali e tecniche di produzione a basso impatto.

Le fotografie sono state scattate tra la periferia di Milano e la suggestiva Cascina Biblioteca, una cooperativa che da oltre venticinque anni promuove l’inclusione sociale e la tutela dell’ambiente, offrendo opportunità lavorative a persone svantaggiate e gestendo centri per persone disabili: una realtà che incarna perfettamente i valori di solidarietà e sostenibilità che abbiamo voluto raccontare in questo editoriale.

Fieri di questo progetto che incarna la voglia di tornare alla semplicità di un contatto autentico con la natura, e il desiderio di prendersi cura e amare non solo noi stessi e il prossimo ma anche i luoghi che ci accolgono, ringraziamo infine Silvia Moroni che ogni giorno si impegna ad avvicinarci alla consapevolezza. Sperando di poter invogliare ad una corsa sfrenata e liberatoria verso un vivere sano e rispettoso, ascoltiamo quello che Silvia ha da dirci.

Come descriveresti il rapporto con la tua community? Ci sono stati feedback o episodi che ti hanno fatto capire di essere riuscita a fare la differenza nella vita di qualcuno?

Devo dire che i feedback sicuramente arrivano in primis dalla possibilità di poter chiacchierare in privato con le persone: succede spesso che qualcuno mi chieda dei consigli privatamente e solitamente la persona interessata mi ringrazia per la possibilità di mettere in pratica le nuove informazioni o il nuovo metodo che gli ho suggerito. Ricordo però un’occasione in particolare in cui ho capito quanto effettivamente un mio contenuto potesse essere impattante: tempo fa ho realizzato un video su una startup che ricicla i mozziconi di sigarette con dei posaceneri che possono essere inseriti ovunque, nelle stazioni, nelle aziende, nei comuni. L’impresa mi ha poi comunicato di aver ricevuto moltissime richieste di questi posaceneri perché la mia community, avendo visto il video, ha chiesto alla propria azienda o al proprio comune di inserirli.

Invece per quanto riguarda gli aspetti negativi dei social, tu quali hai riscontrato? Sei mai stata ferita dalle critiche?

Si, senza dubbio. A dire la verità inizialmente mi sono scontrata con il mondo dei social in sé, prima ancora che con le persone, ergo proprio con il meccanismo. Io volevo dire quello che volevo, quello che per me era importante e che per la scienza era importante. Sono sempre stata più portata alla teoria che alla praticità, quindi mi veniva naturale fornire quasi solo quella. Ma i social sono fatti per l’hype, e inoltre, le persone avevano bisogno della pratica. Ho dovuto quindi bilanciare quello che volevo fare io con quello che l’algoritmo o la community richiedevano. Questo è stato il primo scontro, ma ovviamente ci sono anche i classici haters che non credono nella sostenibilità o a cui proprio non interessa. Devo dire però che ci sono state anche tante critiche costruttive che negli anni ho fatto mie: c’è chi mi suggerisce di approfondire certi argomenti o addirittura si offre di spiegarmelo, e io accetto sempre volentieri! È una crescita bilaterale.

E in generale hai mai ricevuto critiche o osservazioni sulla difficoltà di essere perfettamente coerente con i principi di sostenibilità in ogni ambito della vita? Come rispondi a chi vede la sostenibilità come un percorso difficile da applicare a tutto?

Certo, spesso per argomenti chiave come i viaggi, l’alimentazione, o il fatto che io parli attraverso un iPhone. Forse queste cose capitavano di più un paio di anni fa, ora ci stiamo davvero rendendo conto che è un percorso. Le persone che criticano queste cose sono persone che di solito innalzano sostanzialmente un muro, perché quando si cominciano davvero ad interessare capiscono che è davvero un percorso e in quanto tale è molto personale. 

Alla fine di un tuo video dici che “la natura non deve seguire la nostra perfezione”. Quanto credi che questa ossessione per la perfezione abbia inciso nel tentativo di umanizzare la natura, distogliendo l’attenzione da quanto essa sia già una forza assoluta di per sé? È importante responsabilizzare e sensibilizzare le persone su questa corsa alla perfezione e promuovere una visione più verde e sostenibile? 

Decisamente si. A prescindere dal fatto di essere nata come perfezionista e aver poi, fortunatamente, abbandonato questa mio lato, spesso e volentieri mi rendo conto di quanto siamo circondati da un’antropizzazione della natura, che deve essere nel modo in cui la società la vuole. Il fatto di tagliare il prato ogni settimana o di tenere le aiuole e le siepi in uno stato perfetto sono semplici esempi di come tutto questo è stato fatto senza pensare e probabilmente senza nemmeno sapere quanti danni si stavano provocando. Oggi la scienza ci suggerisce di lasciare un po’ la corda, di riforestare le città. Fortunatamente ci siamo resi conto che gli alberi fanno tutto in città: abbassano le temperature, limitano le ondate di calore, aiutano ad assorbire l’acqua dei nubifragi che sono sempre più intensi. È necessario pensare alla natura in un nuovo concetto di perfezione che non è quello dell’uomo, ma quello che ci aiuta a mitigare o adattarci ai cambiamenti climatici. Non dico certo di lasciare tutto al caso, ma la natura va gestita per conviverci, non per cambiarla a nostro piacimento.

Cosa ti ha spinto a pubblicare il tuo primo libro ‘Parla sostenibile. Poche (tante) parole per diffondere il verbo green’? Volevi forse creare una sorta di guida per vivere consapevolmente e in maniera sostenibile? 

Esatto. Quando iniziai a scrivere il libro, per prima cosa ho apprezzato la libertà di poter – finalmente – parlare di più rispetto ai soliti trenta o sessanta secondi dei video. È stata davvero una bellezza per me potermi dilungare, ma sempre nell’ottica di creare un piccolo prontuario, ho preferito comunque tenerlo abbastanza compatto. Vuole essere una guida alla vita sostenibile in tanti ambiti, dal comprendere a pieno il cambiamento climatico fino alla finanza, all’energia o al cibo. Il libro è per tutti, sia per chi si approccia a questi argomenti per la prima volta sia per chi è già nell’ambito e ha voglia di leggere qualcosa di un po’ più frizzante e trovare, magari, consigli nuovi. 

A proposito, quali consigli daresti ai giovani che vorrebbero raggiungere traguardi importanti come quelli che hai varcato tu?

Che devono essere curiosi, leggere, ma anche guardarsi intorno, approfondire quello che accade e cominciare a parlarne. Come viene confermato anche dalla scienza infatti, una delle cose migliori che possiamo fare come individui per combattere il cambiamento climatico è parlarne: effettivamente si alza la soglia di conoscenza delle persone, che ne riconoscono sempre più l’importanza e sono poi più spronate a mettere in pratica facendo probabilmente meno fatica. 

Sei ottimista per le sorti del mondo? Credi che ci sia ancora tempo per rimediare e per portare le menti di tutti verso una direzione più consapevole nei confronti del pianeta? 

Penso di si, ma io sono un’ottimista in generale e devo ammettere che nel corso degli anni ho un po’ ridimensionato le mie aspettative. Comunque, se sono ottimista in questo caso è perché vedo davvero qualcosa di positivo: approfondire questi argomenti fa capire che effettivamente c’è un problema, ma poi che ci sono anche tante soluzioni che ognuno di noi può adottare.


Cover Story: Not Yet Magazine
Editors & Art Directors: Max Brtl & Pit Brtl
Talent: Silvia Moroni aka Parlasostenibile
Photographer: Antonio Allocca
Stylist: Enza Martino
Make Up & Hair: Marta Carrara
Vintage Fashion Assistant: Share Secondhand Reuse
Location: Cascina Biblioteca (Milano)
Fashion: Eyelet, Florania, Giuglia, Marea, Pasöt, Saelf.

About Author /

Classe 2000, Eleonora Iseppi cresce in un piccolo paesino di campagna in provincia di Modena dove, fin da piccola, si allena spasmodicamente a ricercare la meraviglia nel quotidiano. Laureata in Filosofia presso l’Università di Bologna e attualmente studentessa di Scienze Filosofiche, coltiva da sempre la passione per la scrittura in ogni sua forma e desidera, tramite questa, arrivare all’anima delle persone e comunicare il mondo tramite lenti differenti. Appassionata di prosa, poesia, fotografia e teatro, crede nell’arte come mezzo per raggiungere l’intima profondità che cela l’essenza di ogni individuo.

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