Carolina Tomassi tra identità ed interpretazione
La giovane attrice teatrale ci racconta di emozioni con i suoi occhi, voce e gesti
Se vi siete domandati – e chi non l’ha mai fatto? – che genere di artista possa nascere dalla miscelazione umana tra la nebbia della Pianura Padana e il calore del Venezuela la risposta potrebbe sorprendervi: il suo nome è Carolina Tomassi.
Nella forse imperfetta unione tra lo spagnolo sudamericano e il dialetto varesotto uditi fin dalla tenera età, Carolina ha respirato fin da subito la magia dell’incontro: un incontro di persone diverse e di culture differenti che convivevano dentro casa generando quella contaminazione che è l’ingrediente principale della sua storia.
I suoni che popolavano il suo focolare, spesso accompagnati alla musica che ne animava gli animi, le hanno insegnato la potenza che la voce ha come strumento di comunicazione e il fortissimo – per Carolina il più incisivo – livello di penetrazione che questa ha rispetto a qualunque altra forma di espressione, sia umana che artistica.
Carolina impara fin da giovanissima a padroneggiare la voce attraverso la musica e poi con il proprio corpo, come naturale evoluzione di una ispirata consapevolezza di sé.
Il rapporto voce-corpo, per lei viscerale sul piano dell’identità, è un binomio così interconnesso che l’una non può esistere senza l’altro. Forma e messaggio vengono così a definire l’essenza stessa dell’individuo nella sua totalità.
Interessante notare come anche il nome che ha scelto su Instagram, “@iocarolina_”, rimandi con semplicità alla poetica identitaria dell’artista, in rapporto all’altro non solo attraverso lo strumento del linguaggio e poi con l’uso del corpo a complemento del messaggio, ma anche sfruttando il potenziale espressivo del social – purtroppo spesso contrapposto alla reale rappresentazione di noi stessi -.
Quei suoi grandi occhi nocciola scrutano il mondo e gli individui fino ad esaminarne ogni più piccolo gesto che, grazie alla sua dedizione al lavoro e allo studio (è laureata all’Accademia dei Filodrammatici di Milano), poi ripropone con il proprio corpo. Con i suoi gesti e la sua voce ci racconta di emozioni, sentimenti e valori, attraverso il suo lavoro di performer e attrice teatrale e cinematografica.
Prezioso è l’incontro che ha cresciuto e arricchito Carolina tra le note jazz di Chet Baker, Charles Mingus ed Ella Fitzgerald con la “prosa d’evocazione” del Teatro Canzone milanese, così definita dagli stessi Gaber e Luporini.
È proprio con queste due forme d’espressione – il canto e la recitazione – che Carolina si pone il personale obiettivo di trasmetterci la scintilla che ogni giorno la accende e di riuscire ad entrare, un poco alla volta, dentro chi è disposto a fare un gesto di fiducia, di accoglienza, e osservare la sua personalissima visione del mondo.