Giuseppe Scoditti tra teatro e cinema

L’intervista all’attore de ‘Il sol dell’avvenire’ di Nanni Moretti, in tournée con il suo nuovo spettacolo ‘Paolo Sorrentino vieni devo dirti una cosa’

Giuseppe Scoditti, fin dalla sua infanzia, sente una voce chiamarlo verso il mondo dell’arte, il mondo dell’espressione per eccellenza: la recitazione. Ama fortemente il cinema, ma afferma con grande convinzione di essere nel proprio habitat naturale sul palcoscenico.

Diplomato alla Paolo Grassi, intraprenderà nel corso del tempo meravigliose avventure, sia nel mondo teatrale, portando in scena i suoi spettacoli come ‘1e95’ e ‘Paolo Sorrentino vieni devo dirti una cosa’, sia nel mondo cinematografico, con la partecipazione all’ultimo film di Nanni Moretti, ‘Il sol dell’avvenire’.

Attraverso le sue parole, Giuseppe ci rivela non solo le tappe e le vicende della sua esperienza professionale, ma ci lascia anche qualcosa di sè, grazie alla sua simpatia, al suo senso dell’umorismo e a una risata inesorabilmente coinvolgente.

Giuseppe Scoditti, foto di Lucrezia Delle Foglie.

Partiamo dalle origini, sei nato a Bari nel 1991, i tuoi studi sono incentrati su materie umanistiche, ed infatti, hai conseguito una Laurea in Lettere Moderne e frequentando contemporaneamente l’Accademia d’Arte Drammatica Paolo Grassi. Cosa ti ha spinto a percorrere questa strada? 

La Laurea in Lettere Moderne, l’ho conseguita, per esaudire un desiderio principalmente dei miei genitori. Ho frequentato il corso da non frequentante, mentre mi diplomavo alla Paolo Grassi come attore. Mi ritengo molto fortunato, perché ho avuto dei genitori che hanno compreso molto bene questa mia passione, questo mio progetto di vita e questo non è scontato.

Come hai affermato tu stesso in qualche altra intervista, ami sia il teatro, sia il cinema, ma se dovessi scegliere, costretto a forza, uno fra questi, quali sceglieresti?

Sicuramente il cinema e non solo perché oggettivamente si guadagna meglio, ma soprattutto perché arriva a più persone. La trovo comunque una domanda molto difficile, non è semplice scegliere… Diciamo che il mio luna-park è il teatro, è proprio il mio habitat, però del cinema mi piace tutto: il set, ripetere fino allo sfinimento le scene, lavorare minuziosamente sui dettagli, la troupe, i luoghi dei set. Di base, ho scelto di fare l’attore perché ero interessato principalmente al cinema.

Cosa vuol dire per te fare l’attore?

Sicuramente, anche se può sembrare banale, per me vuol dire riuscire a far star bene le persone, regalare dei sorrisi, io poi mi ritengo un attore principalmente comico, e quindi il mio obiettivo è regalare divertimento, distrazione dalla quotidianità che a volte non è sempre leggera. Trasmettere al pubblico delle emozioni, coinvolgerli, farli entrare nel mio mondo.

Come hai affermato poco fa, tu ti definisci un attore soprattutto comico, quindi mi sorge spontaneo chiederti, cosa ti piace esprimere attraverso la tua comicità?

Diciamo che io di base mi definisco un attore, a tuttotondo, semplicemente ho una forte propensione al comico. Poi, per l’Italia sono un comico, senza attribuire a questa definizione la parola attore e devo ammettere che questa definizione mi sta un po’stretta. A me piace definirmi un attore e basta, senza aggiunta di altri aggettivi. Mi rendo conto che questo modo di vedere questa attività è una cosa comune qui in Italia, qui il comico e comico e basta, mentre negli Stati Uniti o in Inghilterra, ci sono personaggi straordinari come Ricky Gervais, Phoebe Wallet-Bridge di Fleabag… sono incredibili poiché loro sono attori, autori, comici, stand up Comedy, invece in Italia siamo un po’ più ristretti, ti “bollano” subito se partecipi per esempio ad un programma televisivo. Della mia comicità, invece, mi piace mettere in discussione tematiche attuali, che fanno parte del quotidiano; poi mi diverte mettere in difficoltà il pubblico, improvvisare con esso, far sì che attraversi delle esperienze. Non mi piacciono quindi gli spettacoli con la “quarta parete”, ma amo quelli dove non si sa cosa succederà e dove ti porteranno.

Nanni Moretti e Giuseppe Scoditti sul set de ‘Il Sol dell’Avvenire’, di Nanni Moretti.

Tanti progetti teatrali e cinematografici. Tra questi ultimi, l’importante ed impegnativo ruolo del giovane regista nel film di Nanni Moretti, ‘Il Sol dell’Avvenire’, è uscito su varie piattaforme, tra cui Amazon Prime. Parlaci di questa tua esperienza…

Beh che dire?! La più bella esperienza della mia vita! Ti voglio raccontare questo aneddoto. L’altra sera sono andato a vedere l’ultimo film di Woody Allen, e mentre lo guardavo mi sono detto, l’unica cosa più bella di partecipare a un film di Nanni Moretti, sarebbe fare un film con Woody Allen, soltanto quello potrebbe superare in bellezza l’esperienza meravigliosa che ho vissuto nel partecipare ad un film di Nanni Moretti. Tra l’altro il mio personaggio, quello del giovane regista, è un ruolo che Moretti ha scritto apposta su me. Poi, come ciliegina sulla torta, ‘Il sol dell’avvenire’ è tra i film che partecipano al festival di Cannes. Tutto questo è un’avventura talmente bella e piena di emozioni, che è insuperabile. Non mi stancavo mai di ripetere le scene, le avrei fatte a loop, infatti quando è terminato il periodo di registrazione, ho provato una profonda tristezza.

Ti sei ritrovato nei panni di questo personaggio?

Onestamente, no! Io non potrei mai essere un regista, che produce quei film splatter, violenti gratuitamente. In un futuro però non escludo l’idea di cimentarmi anche nel ruolo di regista, spero un giorno di poter realizzare anche questa ambizione.

Nanni Moretti e Giuseppe Scoditti sul set de ‘Il Sol dell’Avvenire’, di Nanni Moretti.

Ma dicci di più su Nanni Moretti…

Personalmente, mi sono trovato molto bene, è stato molto generoso con me, perché mi ha dato la possibilità di sperimentare, di essere libero, infatti in quel film mi sento totalmente me stesso, non mi sento diviso dal personaggio sotto questo punto di vista. Sono stato molto fortunato, poiché è davvero raro trovare una persona che crede in te, in questo modo. Il film poi, è un capolavoro! Nel lavorare fianco a fianco con un regista come Nanni, posso affermare, che mi ha traferito una certa forma di passione per il cinema, per il condividere, per lo stare insieme. Lui, poi, è da sempre uno dei miei più grandi idoli, ti dico solo che in camera ho incorniciata la locandina di ‘Caro diario’. Questa esperienza per me quindi, è stata come un sogno che si è realizzato.
Ci tengo infatti ha precisare una cosa, io ora sono in tour con uno spettacolo intitolato ‘Paolo Sorrentino vieni devo dirti una cosa’. Ecco, io non avrei mai potuto intitolarlo ‘Nanni Moretti vieni devo dirti una cosa’ perché, Nanni, lo si ama e basta. Paolo Sorrentino invece, è un personaggio molto più complesso, con cui tutti noi abbiamo una sorta di conto in sospeso, lo si “ama” e lo si “odia” allo stesso tempo, è un personaggio discusso, glamour, una star mondiale insomma. Nanni invece per me è una sorta di “Dio”, quindi capisci che non potrei mai fare uno spettacolo e intitolarlo ‘Dio vieni devo dirti una cosa’.

Come ci ha appena detto, sei in tournée con il tuo spettacolo ‘Paolo Sorrentino, vieni devo dirti una cosa’. Come ti è venuta l’idea di mettere in scena questo tipo di spettacolo? Può raccontarci qualcosa in merito?

Di questo spettacolo non posso spoilerarti molto, perché sennò, appunto, lo spoilererei, però posso dirti qualcosa su come è nata questa idea. Un po’ di anni fa, ho fatto un provino per ‘The Young Pope’ con la casting director di Paolo Sorrentino, e non sono stato preso, lo spettacolo nasce da qui. È tutto giocato sul confine tra finzione e realtà, che è un argomento che a me interessa moltissimo. Questo, comunque, è uno spettacolo sia per gli amanti di Sorrentino, sia per quel tipo di persone che non lo apprezzano più di tanto. Lo spettacolo, a prescindere da Sorrentino è in generale, uno spettacolo sulla forza dei sogni, e sul coraggio di compiere delle imprese.

Cosa intendi quando parli di finzione e realtà?

Intendo il fatto che ogni sera io mi rivolgo a Sorrentino come se lui fosse in sala con me, quindi è come se fosse un dialogo, e non un monologo, dove ogni sera, accendendo le luci, scopriamo se Sorrentino è venuto oppure no. Mi interessa molto in generale questa tematica, poiché sono molto attratto dal mistero, infatti a me piacciono molto film come ‘Borat’, che dopo averle viste ti domandi “ma è vero o finto?”. Adoro tutto questo, mi affascina!

Passiamo ai desideri nascosti… Ne hai qualcuno? Hai qualche sogno nel cassetto, qualcosa che vorresti assolutamente fare?

Innanzitutto mi piacerebbe fare il programma televisivo di ‘Contenuti Zero’, che è un gruppo di attori comici e musicisti, di cui io faccio parte. Dal 2018 facciamo spettacoli di varietà e non solo, abbiamo accumulato anche qualche esperienza televisiva come ‘Bar Stella’ su Rai2. Quindi il nostro grande sogno sarebbe quello di fare un programma televisivo tutto nostro. L’altro sogno che ho invece, è quello di fare un film tutto mio.

Qual è l’elemento che non deve mancare mai se si vuole fare l’attore come professione?

Scegliete di fare questo lavoro soltanto se veramente ne siete ossessionati perché vi comporterà molta sofferenza, e quindi bisogna essere disposti ad accettarla. Poi è una professione bellissima, ed io per esempio ne sono molto felice! 

Diletta Mazzitelli, nata a Modena, laureata in Comunicazione e media contemporanei per le industrie creative alla facoltà di Parma. Laureanda in linguistica generale, lavora nel campo dell’educazione negli istituti secondari di secondo grado. Segue laboratori teatrali come attrice, e coltiva le altre passioni in cinema, scrittura e canto. Collabora saltuariamente come redattrice di contenuti editoriali e digitali per un’agenzia di comunicazione e come giornalista al Not Yet magazine. Il suo più grande sogno è quello di raccontare storie che appassionino tanto da emozionare chi legge, facendo vibrare le corde più intime dell’anima.

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