Intervista a Ethan: queerness e gender fluid nel suo ultimo Ep ‘Idiosincrasia’
<<Essere un’artista queer in Italia nel 2021 è sfortunatamente ancora difficile, tuttavia credo sia giusto e doveroso schierarsi; non amo le etichette, cerco sempre di fuggire da queste, ma penso che ci siano situazioni in cui le definizioni siano necessarie e fondamentali>>
– Ethan
Ethan Lara, in arte Ethan, ha 23 anni ed è nato e cresciuto a Firenze. Attualmente vive a Milano dove continua a fare l’unica cosa che, nel suo costante mutamento dettato dalla fluidità intrinseca nel suo essere, ha sempre portato avanti fin da piccolissimo: cantare.
Alimentato dalla sua grande passione per la musica – in effetti dice che non riuscirebbe a vedersi fare altro -, non ha mai avuto dubbi su quale sarebbe stata la sua strada. Firenze, Roma e Milano sono, rispettivamente, le città che hanno accompagnato il suo percorso musicale.
Negli anni ha partecipato a diversi concorsi tra i quali Castrocaro nel 2016, vincendolo. Da quel momento in poi, in contemporanea con i suoi studi jazz a Roma e poi Lucca, ha deciso di dedicarsi a un progetto esclusivamente in inglese rilasciando il primo EP ‘Flawed Guy’, rilasciato a ottobre 2019 con l’etichetta Supernova Dischi.
Da allora, sebbene non sia passato troppo tempo, il profilo artistico di Ethan è maturato decisamente ci dice lui stesso:
<<ho conosciuto molte persone negli ultimi due anni e sicuramente mi hanno aiutato a conoscermi e capirmi ancora di più, sia da un punto di vista artistico che umano. Penso che con il passare degli anni inevitabilmente le cose cambiano, i nostri punti di riferimento musicali si amplificano>>
– Ethan
E se possiamo ammettere che le cose siano cambiate, beh bisogna dire che il risultato artistico e’ forse anche più soddisfacente dell’Ethan che conoscevamo prima e che si è svelato pieno di sorprese: a maggio 2021 è uscito il primo singolo in italiano ‘Svestimi’, in collaborazione con Sony Music e successivamente al secondo singolo ‘Bianco’, ha rilasciato il suo EP d’esordio in Italiano ‘Idiosincrasia’.
Hai rilasciato a inizio settembre il tuo ultimo EP, ’Idiosincrasia’. Parlaci dei temi affrontati nell’album e di chi ha partecipato alla sua realizzazione.
Il 10 settembre è finalmente uscito il mio primo e vero lavoro in italiano e ne sono molto felice. Ho scritto questo disco in un anno molto particolare per me e per questo motivo ogni traccia descrive perfettamente come mi sono sentito e come spesso mi sento all’interno dei rapporti: “Idiosincrasia” per me significa ipersensibilità, un po’ come il mio approccio all’interno delle relazioni nei quali spesso non mi sento capito o totalmente ascoltato. Questo disco non si riferisce esclusivamente a una relazione amorosa o a un particolare momento della mia vita, bensì é più associabile a un pattern sbagliato e a volte tossico che utilizzo all’interno dei rapporti, purtroppo di qualsiasi genere: co-dipendenza, mancanza di comunicazione, aspettative irraggiungibili, malinconia e sensualità sono in effetti i fattori che hanno mosso la mia scrittura di ‘Idiosincrasia’.
La realizzazione di questo EP la devo al mio producer Arturo de Biasi, in collaborazione con Cosimo Bitossi (in arte Boisiè) , Samuele Cangi e Tommaso Giuliani. Insieme a me ha lavorato anche Plastica nella realizzazione di uno dei pezzi a cui sono più legato.
Si tratta del tuo primo album totalmente in italiano. A cosa è dovuto questo cambiamento?
Ho avuto il bisogno di uscire dalla mia comfort zone per provare a spingermi oltre. Così ho deciso di iniziare ad espormi diversamente: l’italiano è la mia lingua madre e inevitabilmente mi fa sentire più esposto.
In realtà ho iniziato a scrivere in italiano già un po’ di tempo fa, parallelamente all’inglese, ma non ho mai avuto il coraggio di renderlo pubblico. La scelta di cantare in italiano mi ha fatto acquisire tanto coraggio, scegliendo di espormi in modo ancora più trasparente e senza filtri, cercando di avere meno paura del giudizio.
Tu come ti definisci in quanto artista e quali sono i messaggi che vuoi trasmettere con la tua musica?
Penso che l’identità artistica come quella personale, possa mutare, fluttuare ed essere fluida nel tempo; proprio per questa ragione non so e non voglio darmi una definizione in quanto artista. Tuttavia cerco il più possibile di seguire il mio istinto nonostante spesso non sia facile in una realtà che ti richiede quotidianamente, anche in modo indiretto, di appartenere a qualcosa per saperti inscatolare. Piuttosto, sono dell’opinione che sia la mia arte – in primis – a insegnare a me e ad alimentare la mia crescita: il messaggio più potente che mi ha aiutato a crescere è il concetto di fluidità. Credo sia questo ciò che vorrei trasmettervi.
Chi sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente?
La musica che ascolto solitamente dipende molto dal momento che sto vivendo e gli artisti a cui mi sono ispirato sono cambiati durante il tempo. Ultimamente gli artisti emergenti come Puma Blue, Cleo sol, Lava la Rue, Biig Piig, RIMON, Shay Lia, Giveon e molti altri artisti della scena R&B hanno avuto un impatto sulla mia visione artistica, dalle produzioni all’estetica del progetto, portandomi a fare esperienza di nuove sonorità.
Definisci la tua musica con 3 parole e parlaci di cosa muove la tua vena creativa.
Ossimorica, contemporanea e soft porn.
In generale sono sempre stato appassionato di tutto ciò che creasse un suono, fin da piccolo passavo le ore a guardare i video dei miei artisti preferiti e ad ascoltare tantissima musica, sentivo una continua fame di ascolto.
Ad oggi credo che la spinta più grande derivi da una necessità costante di esternare le mie sensazioni, per evitare di continuare a sigillarle dentro di me: scrivere è una sorta di auto-analisi che mi aiuta a metabolizzare le emozioni in relazione a rapporti, alla mia visione del mondo esterno, immagini, sogni. Altre cose che mi muovono tantissimo ultimamente sono la mia solitudine, i viaggi in macchina, il silenzio e il rumore della mia città, dato che spesso mi ritrovo a campionare suoni/rumori che potrebbero far nascere melodie.
Il mondo sta prendendo sempre più a cuore il tema dell’inclusione e, forse, sta finalmente andando incontro a grandi cambiamenti e con esso anche il settore della musica. Come intendi contribuire a proposito?
Viviamo in un momento storico in cui l’impatto socio-culturale della musica è indubbio e per questa ragione credo sia importante cercare di trasmettere i valori che più si sentono propri attraverso la forma d’arte che più si preferisce.
Ciò che, attraverso la mia persona, vorrei fare è cercare di validare e di rendere il più possibile visibile una mascolinità stigmatizzata dalla società come fragile. Abbattere gli stereotipi di genere ed ogni forma di oppressione nei confronti di ogni minoranza, non solo queer. Nonostante la difficoltà nel cambiare una società radicata in principi etero normativi e patriarcali, credo che la potenza dell’artisticità delle persone possa e stia muovendo le minoranze ad essere meno invisibili.
Progetti e ambizioni future? Qualche collaborazione all’orizzonte?
Ho molti progetti in cantiere. Attualmente sento il bisogno di creare connessioni con altri artisti, per questo motivo ho in programma un po’ di collaborazioni in futuro. Qualcosa è già partito ma ci sono ancora molti musicisti con cui mi piacerebbe suonare a cui non ho ancora chiesto niente.
Mi piacerebbe inoltre andare all’estero per conoscere nuove persone, contaminare la mia musica e renderla ancora più particolare. In particolare a Londra, Berlino e in Brasile. Parallelamente vorrei ricominciare a suonare in giro per l’Italia. Il mio sogno nel cassetto andare a Sanremo (sorride).