Jason Nolan e la sinestesia dell’elettro pop
“Scrivere in generale mi ha aiutato a capire dove mi trovo e vivo la musica come una sorta di auto-terapia”
Jason Nolan è un musicista di origine inglese e malese, che sperimenta un sound fresco e incalzante. Il suo album di debutto, uscito nel 2023, si chiama ‘Pink Sky in the real world’, mentre il 6 dicembre del 2024 pubblica l’ultimo singolo ‘Manufacturing’.
Il suo genere si potrebbe definire elettronico art-pop, ma è molto difficile “incasellarlo” in un’unica corrente musicale: sembra viaggiare su più emisferi, creando un perfetto ibrido tra elettronica e pop, un mix unico di tutti i suoi viaggi e le esperienze in giro per il mondo.

Quello che lo ispira maggiormente sono proprio tutte le cose che ha intorno: famiglia, amici, ciò che sta accadendo nella sua vita e la direzione che prendendo le cose.
“Scrivere per me è un’autoterapia. Mi ha aiutato a capire chi sono, dove sono dirette le cose, e mi ha dato momenti di chiarezza. Fare musica è la parte più importante della mia identità e anche se ci sono sempre nuove influenze da ciò che ascolto, in fondo mi concentro esclusivamente sull’articolare ciò che provo e come vedo le cose“.
– Jason Nolan

Il titolo accattivante del primo album ‘Pink sky in the real world’ è nato in maniera spontanea e naturale. Come Jason spiega:
“Ogni volta che c’è un cielo rosa mi sento come se ci fosse una prospettiva diversa. Tutto sembra più caldo e vedo o immagino che ci sia più empatia, connessione e possibilità“.
– Jason Nolan
Ed oltre a stimolare il “daydreaming” e farci evadere la realtà, questo sound psichedelico ed elettronico ci riporta al nostro “immaginario musicale”, suscitando reminiscenze dei The Cure, The National e, a tratti, anche le melodie più “ballabili” di Chet Faker.
Sembra che Jason abbia una strategia per evadere da tutto e voglia farcelo scoprire poco a poco: un piano segreto mai realmente rivelato ad alta voce, ma solo attraverso i suoni che rilassano la mente e abbassano il volume dei pensieri.
Particolarmente decisivo per l’artista è stato il periodo londinese: l’ambiente e l’atmosfera respirata, ma anche la sua famiglia, le persone incontrate e le conversazioni… sono tutte inesauribili fonti d’ispirazione.
L’originale sound delle sue canzoni, su cui ricama testi criptici, infatti, ci ricorda tutti i luoghi in cui è stato, tra Inghilterra e Nuova Zelanda, che hanno stimolato la sua creatività.
“Per i brani più forti ho registrato le voci nell’auto di un amico, il che mi ha fatto sentire come se potessi giocare di più con la voce. Ho anche trascorso alcune settimane da solo in una baita a Thames, in Nuova Zelanda, e le atmosfere che vi si respiravano hanno dato forma a canzoni come ‘X Marks Half Life’ e ‘Greetings Grievings’. Aggiungo sempre frammenti dell’ambiente nella produzione e quando li riascolto mi riportano a quel periodo in modo più vivido. Gli spazi hanno probabilmente giocato un ruolo enorme nella mia musica, e mi sento molto aperto quando sono in posti nuovi e diversi“.
– Jason Nolan
L’arte e la musica inoltre ci aiutano spesso a definire noi stessi, ad indagare il mondo in cui viviamo e a tirarci fuori dai momenti difficili. Che cosa succede però se a un certo punto della vita ci troviamo dal “lato sbagliato dello specchio”?

“È difficile non scivolare completamente nella tristezza e nella disperazione a volte, ed essere forte per me significa essere in sintonia con ciò che sta accadendo in modo da poter evitare di affondare. Nell’album cerco di essere il più onesto possibile su queste emozioni. L’album, che si conclude con ‘Too Bad You’re Mine’, un brano che parla di auto-accettazione, rappresenta proprio il contesto per arrivare a essa. ‘3 45′ è lo stress, ‘Amber’ la curiosità, ‘X Marks Half Life’ la timidezza, ‘Greetings Greetings’ la depressione, ‘Cantonese Dream’ la fuga, ‘Deep End’ la realizzazione e ‘Pink Sky’ l’euforia. Tutte queste emozioni mi hanno aiutato a raggiungere un nuovo posto e una nuova visione del mondo“.
– Jason Nolan
Con le sue canzoni, Jason Nolan riesce a costruire un mondo in cui colori e musica sono collegati: si mescolano continuamente, come se l’ascoltatore vivesse una sinestesia. La sonorità fluisce sotto forma di immagini vivide e a colori, pennellate che si confondono su una tela e formano nuove sfumature e poi, alla fine, tornano ad ordinarsi e ad assumere un senso, riconsegnandoci una lente per leggere la realtà con gli occhi dell’artista. Come guardare un quadro da lontano o da vicino: la prospettiva cambia tutto; ascoltando ‘Pink Sky in the Real World’ compiamo un vero e proprio viaggio insieme all’artista, dal primo all’ultimo brano veniamo trasportati in un universo nuovo, onirico e surreale ed affacciandoci alla finestra potrebbe capitare di vedere il cielo diventare rosa fluo, anche se non è l’ora del tramonto.