La nostra Milan Fashion Week Primavera-Estate 2025
Flash oltre le transenne
Durante la Fashion Week, Milano si fa roboante: taxi pieni e mezzi intasati. E folle. Eh si, perché è nella sua ambiguità che l’evento rivela la propria natura: una finestra e vetrina sul mondo contemporaneo.
La moda è un connubio perfetto tra estetica e cultura. Ogni sfilata lancia un messaggio ancor prima delle tendenze future, e i capi d’abbigliamento ne sono il simbolo. Le sfilate però sono appannaggio di addetti ai lavori e celebrities, e spesso si entra su invito. Da qui la finestra, ovvero una soglia verso l’esterno: dall’esterno è una vetrina, appunto, e con un po’ di fortuna si può intercettare qualche ospite.
Ma se l’interno delle sfilate è uno spazio esclusivo, l’esterno diventa crocevia di persone e ambizioni.
Vi sono i curiosi, i fan degli invitati, i fotografi e tutta una serie di persone che colgono l’importanza mediatica dell’evento.

Infatti è all’ordine del giorno trovare giovani – e non solo – che indossano outfit estrosi e originali con la speranza di essere fotografati o intervistati. Per molti infatti, queste giornate rappresentano un trampolino di lancio per raggiungere più utenti sui social, oppure, semplicemente un occasione per godere dei flash di fotografi che apprezzano il loro stile. E tra le file non si legge assolutamente un’opportunismo sociale, ma piuttosto la voglia di lanciare messaggi forti e chiari.



Rispetto alla scorsa Milan Fashion Week per la moda femminile risalente a febbraio 2024 emerge una sensibilità diversa fra i personaggi che abbiamo intervistato. Come in un coro, le voci confluiscono principalmente in due appelli: second hand e inclusività.
Dalle critiche al fast fashion e all’impatto ambientale dell’industria della moda, si passa al vintage e alla logica del riuso.
Da un gusto retrò per capi passati si approda ad un modello di moda sostenibile e all’avanguardia. Non a caso, più di un intervistato, ha mostrato con orgoglio davanti alle nostre videocamere accessori e indumenti fatti a mano o rinvenuti negli armadi dei loro famigliari.



Per quanto riguarda l’inclusività invece, nel corso delle interviste il termine si dispiega in ogni sfaccettatura. Qualcuno rivendica maggior inclusività in termini lavorativi, poiché molto spesso i giovani ricoprono ruoli minori, grigi, faticando per emergere, fare carriera o trovare il supporto necessario per realizzare le loro idee. E forse ancora più impellente è il desiderio di inclusività nei corpi: per tanti il fashion system è un modello da seguire ma purtroppo in pochi ci si rivedono, chiedendo a gran voce che i brand inizino ad adottare soluzioni meno estreme e soprattutto più in linea con standard realistici e raggiungibili. Non di rado, tra le transenne agli ingressi o uscite delle sfilate si vedono capi trasparenti, provocanti o sgargianti, indossati con disinvoltura sopra ogni tipologia di corpo, sesso e colore.



Editors: Max Brtl & Pit Brtl
Photographer & Art Director: Cristina Licitra
AudioVideo Editor & Author: Stefano Guastella
Photographer, Videomaker & Editor: Duccio Pintucci
Interviewers: Carla Iacono, Chiara Budani & Giulia Accardo
Illustrator: Elisabetta Brugaletta














